Britannia: regno del far da sé. Dati macro in chiaro-scuro. La sterlina paga dazio? Poco poco

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Tra le varie serie TV che negli ultimi tempi stanno spopolando in TV un posto d’onore merita “Britannia”. Saga simil-fantasy ambientata in epoche remote che narra vicende avvenute sul suolo britannico.

Nulla in comune con l’attualità se non il forte anelito di indipendenza e autonomia che da sempre caratterizza lo spirito inglese.

Un soli contro tutti che poi si coniuga con capacità mercantile e comunicative decisamente fuori dalla norma. Evitando così abilmente quell’isolamento che sarebbe contro-producente.

Forza di un’ autonomia che ha portato la BOE a riprendere per prima le manovre di rialzo dei tassi e ciò nonostante una Brexit ancora in piena fase di definizione e dati macro che talvolta, come oggi, segnalano qualche incertezza. Vediamoli:

Produzione del settore edile in G.B. (Annuale) (Ago) 0,3% 1,4% 2,8%
Costruzioni (Mensile) (Ago) -0,7% -0,5% 0,5%
PIL (Mensile) 0,0% 0,1% 0,4%
Variazione mensile dei prezzi del settore dei servizi 0,5% 0,6% 0,7%
Produzione industriale (Mensile) (Ago) 0,2% 0,1% 0,4%
Produzione industriale (Annuale) (Ago) 1,3% 1,0% 1,0%
Produzione manifatturiera (Mensile) (Ago) -0,2% 0,1% -0,2%
Produzione manifatturiera (Annuale) (Ago) 1,3% 1,1% 1,4%
Saldo della bilancia commerciale (Ago) -11,20B -10,90B -10,39B
Saldo della bilancia commerciale non-UE (Ago) -4,22B -3,10B -3,14B

 

Lo splendido dato della produzione industriale, un +1.8% su base annua significa eccellenza, è mitigato a PIL mensile invariato mentre era atteso un +0.1% ma ancora di più dai dati della bilancia commerciale. Sia totale che ex euro entrambi i report sul dare/avere sono usciti sotto le attese.

In effetti in fase di Brexit forse Londra dovrebbe preoccuparsi di più del dato non UE che con un -4.22 B ha fatto molto peggio del consensus posizionato a -3.10B.

La sterlina ha per qualche ora accusato il colpo di tanti segni rossi tutti in una volta ma poi con lo scorrere delle ore ha ancora una volta ritrovato smalto sia verso euro che verso dollaro.

Un vero e proprio riconoscimento di forza da parte dei mercati che premiano prima ancora che le serie di dati macro in quanto tali, la chiarezza di idee e la forza degli interventi di politica monetaria.

Non dimentichiamo tra l’altro che molti operatori hanno vissuto, a ragione veduta, la lunga fase di politica monetaria espansiva ed ultra- accomodante come un preciso segnale del fatto che le banche centrali in questo modo coprissero magagne e buchi del sistema bancario da loro protetto.

L’uscire con decisione da questa impasse alzando i tassi per primi è mossa coraggiosa che se da un lato toglie qualche linea di liquidità al mercato dall’altro , implicitamente, comunica che il peggio è alle spalle.

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