Brexit: ultimo colpo di scena?

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Parafrasando un antico proverbio: la strada della Brexit è lastricata di colpi di scena. E contraddizioni.

La frenetica giornata di oggi

Oggi è arrivata la sentenza dell’Alta Corte Europea che confermava la possibilità, da parte del governo, di revocare l’articolo 50 e mettere di fatto unilateralmente fine al processo di divisione dall’Europa. Una sentenza che  andava contro quanto stabilito, sempre in Europa. La Commissione, infatti, aveva decretato che l’uscita, così come l’entrata, di un paese dall’Ue doveva essere sancita da un voto unanime dei membri dell’Unione stessa.

La Brexit continua

Per questo motivo l’opzione in mano (potenzialmente) di Londra, rischia di avere un potere deflagrante oltre che essere usata come strumento di rivalsa da parte di tutti i movimenti euroscettici. Ma nemmeno da Londra si è voluto approfittare del vantaggio: troppo pericoloso andare contro il 52% di chi, nel 2016, chiese di lasciare l’Europa. Perciò la Brexit continua. E la sterline crolla con il dollaro arrivando ai minimi da aprile 2017 ovvero 1,2616 con il biglietto verde.

Come se ciò non bastasse, a rendere il tutto ancora più confuso, c’è stata la decisione  di Theresa May di rimandare il voto in parlamento, previsto per domani.

La Camera dei Comuni, infatti, si sarebbe dovuta riunire domani per decidere se accettare o bocciare  il testo che regolava la Brexit.

Il testo è già stato approvato da Bruxelles.

La partita a scacchi di Theresa May

L’intenzione della May, a questo punto, sarebbe quella di rinegoziare i termini con i rappresentanti dell’Europa per riuscire ad avere condizioni più favorevoli a Londra. Il tutto dopo che i rappresentanti del partito unionista nordirlandese avevano evocato sul governo l’accusa di oltraggio al parlamento. A scatenare la battaglia è stata la volontà della May di non divulgare il parere tecnico che Geoffrey Cox aveva dato sul testo dell’accordo. Alla fine sono state rese note solo 43 pagine invece di quelle dove il legale spiegava il rischio per la nazione di restare ingabbiata in una unione doganale. Troppo per riuscire anche solo a credere di poter ottenere un voto favorevole in Parlamento.

L’Europa dice no

Da qui la necessità di rivedere il tutto, partendo dal pomo della discordia e cioè da quell’accordo che tutti, dall’inizio, avevano rifiutato, compresi gli europei. Infatti, nonostante la direttiva avesse dato al Vecchio Continente partita vinta, la Spagna aveva avuto da ridire. Nella bozza non si specificava che ogni cambiamento riguardante la rocca di Gibilterra, territorio di fatto sotto la giurisdizione spagnola ma di proprietà inglese, avrebbe dovuto essere discusso solo tra Londra e Madrid.

Ma per quanto riguarda l’Europa, i delegati hanno già fatto sapere che un accordo è già stato firmato e quindi chiuso. Il paradosso della May? Trovarsi tra un’Europa che accetta solo il trattato già firmato e un’Inghilterra che quel trattato sicuramente lo boccerà.

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