BREXIT: Theresa May alla frutta

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Dopo la serie di batoste accumulate nelle perdenti votazioni sull’accordo sulla BREXIT ora Theresa May deve subire un altro duro colpo.

Il Parlamento britannico ha infatti approvato la mozione che domani darà la precedenza alle votazioni sulle proposte alternative rispetto al piano May.

Un accordo  tra Theresa May e il capo negoziatore dell’UE  per la BREXIT Michel Barnier che ha subito ben pochi aggiustamenti.

La BREXIT sotto il controllo del Parlamento

Ora di fatto l’evoluzione della BREXT passa sotto il pieno controllo del Parlamento.

L’emendamento proposto da due conservatori dissidenti dalla propria leader è passato con 327 sì e 302 no.

Immaginare che questo passaggio favorisca una maggioranza in grado di far  passare una strategia definitiva al momento appare ipotesi lontana.

L’attacco a Theresa May ed alla sua strategia vede infatti uniti i “tories” più scatenati a favore di una BREXIT anche hard con i laburisti che invece la BREXIT vorrebbero quanto meno ridiscutere…

Un precedente pericoloso

La Premier ha, dopo il voto, parlato di “pericoloso precedente parlamentare”…Infatti nel Parlamento inglese è sempre stato lo stesso Governo a guidare  e soprattutto decidere che cosa mettere ai voti.
Ora, dopo questa votazione, le parti si sono invertite: sarà il  Governo a dovere seguire indicazioni votate da Westmister.

I temi più caldi sono: mantenimento nel mercato unico, nuovo referendum o addirittura la cancellazione dell’uscita dalla Europa.

BREXIT: si sono dimessi tre sottosegretari

Nel frattempo la votazione sfavorevole al Governo ha sortito degli effetti  immediati: tre sottosegretari hanno rassegnato le proprie dimissioni.
Uno aveva in effetti votato contro, si tratta del sottosegretario Richard Harrington, e coerentemente si è dimesso.
Il passo indietro del Ministro più pro-Ue, è arrivato dopo che lo stesso aveva ripetutamente votato in difformità dalla linea ufficiale della Premier e del Partito Conservatore.
Si sono pariteticamente dimessi anche Sir Alistair Bury, sottosegretario agli Esteri, e Steve Brine, sottosegretario alla Sanità.

NO a nuovi referendum

“Nessun nuovo referendum” rimane comunque l’impostazione della Premier che almeno su questo punto pare poter contare su una maggioranza parlamentare!

La manifestazione di piazza da 1 milione di partecipanti a pro-remain è stata il simbolo di non accettazione di una sconfitta democratica da parte dei perdenti.

Peraltro prima del voto Theresa May aveva pubblicamente ammesso di non avere il “consenso sufficiente” per sottoporre con successo a un terzo voto della Camera dei Comuni l’accordo sulla BREXIT raggiunto con l’UE.

La Premier aveva anche premesso che, nel caso reiterato il Parlamento non fosse in grado di approvare un accordo su una diversa BREXIT, l’Ue non concederà una proroga che vada oltre il 22 maggio nella migliore delle ipotesi.

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