BREXIT: l’incertezza non fa danni

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Molti preconizzavano che con la BREXIT la Gran Bretagna sarebbe “morta” già dopo pochi mesi dall’esito del famoso referendum.

E invece nulla di tutto ciò sta accadendo.

Anzi, i dati macroeconomici paiono tenere bene anche proprio ora che siamo nella fase più cruda della crisi di indirizzo.

Uno stallo anche dialettico tra Londra e Bruxelles che ha posto la BREXIT in uno stand-by che tende più a una drastica uscita senza accordo con l’UE.

In teoria sarebbe la fase ideale per lo scatenarsi della speculazione, perché senza accordo complessivo con l’UE la Gran Bretagna rischierà davvero di ritrovarsi isolata da un buon pezzo della vecchia Europa.

Almeno fino alla sigla di una serie di trattati bilaterali.

D’altronde il successore di Theresa May, Boris Johnson, ha dichiarato che vuole riportare lo UK ai vertici del mondo quindi il messaggio è chiaro: se ci volete dovrete stare alle nostre condizioni.

Tanto più che la bilancia commerciale della Gran Bretagna verso l’UE è da sempre ampiamente in passivo.

Mentre il saldo di lavoratori in entrata a Londra e dintorni è costantemente in aumento…

Insomma sanno di poter tirare la corda e dettare regole, con o senza accordo sulla BREXIT.

Tabella principali dati macroeconomici UK di giornata

Indice dei salari medi inclusi bonus (Giu) 3,7% 3,7% 3,5%
Variazione nelle richieste di sussidi disoccupazione (Lug) 28,0K 32,0K 31,4K
Variazione nel livello di occupazione su base trimestrale (Mensile) (Giu) 115K 65K 28K
Tasso di disoccupazione (Giu) 3,9% 3,8% 3,8%

È vero che la disoccupazione sale al 3.9% dal 3.8% atteso e precedente ma stiamo comunque parlando di poco più di un terzo del dato italiano e quasi un quinto del dato spagnolo.

Sempre meno anche rispetto a Germania e Francia. Insomma la Gran Bretagna resta al top come livelli occupazionali.

Come dimostrano anche gli altri due dati sulla disoccupazione.

Tra cui colpisce molto quello sulle nuove richieste che scende a 28k versus 32k atteso.

La BREXIT “dura” farà più male all’Unione Europea

Insomma in caso di BREXIT “dura” sono i paesi UE a dover temere cosa potrebbe accadere ai milioni di loro concittadini che hanno trovato lavoro e vita migliore a Londra e dintorni.

Sarà meglio che a Bruxelles abbiano chiaro in testa tutto ciò nel momento in cui riprenderanno le trattative col governo di Boris Johnson.

Che non dimentichiamo, ha posto come termine ultimo il 31 ottobre prossimo.

E non è certo il tipo da accettare ulteriori rinvii.

 

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