Brexit ruba la scena all’Italia. Effetti sui Mercati

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La Brexit colpisce ancora. E i mercati se ne sono accorti. Alle 12.30, infatti, l’Europa si presentava in ordine sparso. In particolare virava in rosso in Italia con il Ftse Mib a -0,5% e il Cac40 a -0,25% mentre il Dax e il Ftse100 di Londra vantavano un attivo rispettivamente di 0,13% e 0,18%. Ma al di là dei numeri si era intravista una certa volatilità sui mercati nata all’indomani dell’accordo sulla Brexit (approvato a stento dai ministri del governo inglese) e rafforzatasi con la raffica di dimissioni registrate in mattinata.

Se l’Italia con la sua manovra finanziaria era stata l’incognita numero uno sui mercati europei nelle ultime settimane, adesso la scena è stata rubata da Londra e dal governo conservatore di Theresa May. Dopo l’ok di ieri alla bozza di accordo sull’uscita di Londra dall’Europa, la mattina è stata segnata da una serie di dimissioni all’interno dell’esecutivo inglese, tutte dettate dai termini, per molti insostenibili, dell’accordo. Il primo a dimettersi è stato il sottosegretario britannico per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara, seguito dal ministro per la Brexit del Regno Unito, Dominic Raab,da quello del Lavoro e   Esther McVey.

Si aprono così in Europa due fronti, quello tricolore, con la battaglia solo all’inizio tra Roma e Bruxelles, e quello inglese, con Londra che, a sentire i numerosi dimissionari, sembra aver ceduto su tutti i fronti alle richieste europee; entrambe le dispute, però, sono dall’esito estremamente incerto il che riporta all’onore della cronaca l’intrinseca debolezza dell’Unione Europea. A tutto discapito dello spread italiano che torna a salire a 310 punti, spinto dalla forza della tempesta inglese. La stessa tempesta si è abbattuta come era facile prevedere, anche sulle divise nazionali: la sterlina è infatti la prima vittima con un calo dell’1,45% sull’euro (1,1322) e l’1,44% sul dollaro (1,2805) mentre da parte sua l’euro è a 1,1304 contro il dollaro.

Da qui l’aumento dei timori sul mercato per la riuscita della Brexit. Il primo nemico, infatti, adesso è proprio l’esecutivo inglese: da un lato ci sono state ben 21 defezioni durante gli anni di governo May, dall’altro chi oggi ancora siede ai vari dicasteri si dichiara non certo soddisfatto dell’accordo. Non è da escludere, infatti, che il parlamento inglese non approvi il testo e avanzi la sfiducia per lo stesso primo ministro, cosa che era già stata tentata ieri sera durante la seduta fiume di oltre 5 ore. Lo spettro di nuove elezioni, quindi, potrebbe anche concretizzarsi, creando a sua volta non solo la possibilità un nuovo referendum ma anche, nella peggiore delle ipotesi, l’assenza di un qualsiasi accordo possibile tra Uk e Ue alla scadenza del 29 marzo 2019.

Ne parla anche Reuters in questo articolo

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