BREXIT chiama ITALEXIT?

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Raffica di dati macro per lo più positivi stamattina.

Eppure le borse paiono non gradire, comunque vediamoli.
In Francia Produzione Industriale a +0.6% sul mese contro attese a +0.5%.

In Italia bilancia commerciale di giugno che evidentemente ha avuto una spinta e non un freno dai nuovi indirizzi politici a un eccellente +5.071 B contro un consensus ben più basso a 3.41B.

E infine giusto per dare un ‘altra mazzata agli anti Brexit:

– Investimenti delle aziende a +0.5% vs +0.3%
– PIL in linea con le attese a un buon +1.3%
– Produzione industriale a +1.1% atteso +0.7%
– Produzione manifatturiera annuale +1.5% vs +1% e mensile +0.4% vs +0.3%
– Saldo della bilancia commerciale UE -11.38B contro atteso -12.05B
– Saldo della bilancia commerciale extra UE -2.94B contro atteso -3.6B
insomma i sudditi di sua Maestà paiono godere di un contesto economico in pieno rilancio come se essersi liberati del fardello UE avesse di nuovo liberato la creatività e lo spirito imprenditoriale britannico e di tutti quelli che si posizionano sul territorio British alla ricerca di un quadro normativo preciso , rigoroso ma non soffocante.

Di qua della Manica le ultime dichiarazioni del nostro Presidente del Consiglio sono passate (volutamente?) un po’ sotto traccia ma , oltre a smentire le “farfallate” inesistenti sull’IVA si è soffermato sul fatto che l’Italia andrà a Bruxelles a rivendicare margini di manovra ben più ampi di quelli sinora concessi, insomma un po’ quello ottenuto in epoche recenti da Spagna e Francia.

Ma siamo certi che la teutone Bruxelles acconsentirà?

Che non si vada allo scontro?

Insomma lo spauracchio di un Italexit che in una prima fase può essere soltanto il risveglio da una posizione di colonia sempre più indigesta ai cittadini, pare agitare i mercati che hanno anche ben altre questioni (vedasi guerra dei dazi, tensioni mediorientali di nuovo all’apice ecc.) su cui riflettere e cedere, ma certo tengono indebita considerazione anche l’evolversi della situazione italiana.

Ma certo il paradigma non è quello del benessere degli italiani…

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