BREXIT al 95% e industrie in frenata. Theresa May ottimista

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BREXIT : quale futuro?

Giornata campale ieri per la Premier britannica Theresa may.

Secondo Theresa May  “l’accordo di divorzio dall’Ue sulla Brexit è fatto “al 95%”. Lo ha assicurato ieri la Primo Ministro aggiornando i Comuni dopo l’ultimo vertice europeo, ha peraltro confermato che il problema del confine con l’Irlanda rimane irrisolto.

Ha inoltre precisato che  il suo governo rifiuta ogni proposta europea di backstop (meccanismo di garanzia dello status quo) destinata a creare uno status doganale diverso fra Irlanda del Nord e resto del Regno Unito.

“Non credo nessun primo ministro britannico lo possa accettare, e certo non io”, ha dettoin merito seccamente Theresa May.

La Premier britannica ha poi ribadito che :”Un’eventuale proroga della transizione post Brexit fra Regno Unito e Ue è un’opzione “alternativa” al backstop, clausola di salvaguardia prevista per mantenere l’Irlanda del Nord all’intero dell’unione doganale in caso di mancato o ritardato accordo sulla Brexit”.

 

E’ stato poi specificatoche la Gran Bretagna non ha richiesto questa estensione, di non volerla e di non essersi “impegnata” in questa direzione, ma di considerarla come un’ipotesi sul tavolo solo nel caso sia la condizione per dare più tempo ai negoziati per arrivare a un accordo sulle relazioni future evitando il meccanismo di garanzia del backstop.

Un trattato vero e proprio che a Londra auspicanodefinisca la formazione  di uno “spazio doganale” comune fra Ue e l’intero Regno, senza distinzioni fra l’Irlanda del Nord e la Gran Bretagna.

Dai temi ancora in discussione pare di intuire che il 95% di cui ha parlato Theresa May  sia stato calcolato sul numero dei punti trattati e non sul peso specifico di ciascuno. E si sa soprattutto di questi tempi quanto sia rilevante l’incidenza degli accordi doganali tra le varie nazioni.

Nel frattempo i dati macro-economici britannici continuano ad alternarsi tra positivi e negativi.

Oggi in particolare è uscito un numero sulla tendenza degli ordini industriali precipitati a -6 vs -1 che conferma una volta di  più quanto l’incertezza pesi sui mercati ma ancora prima sulla produzione.

D’altronde quando nel 5% ancora irrisolto vi è ricompresa la problematica doganale il minimo che una debba accorta come Theresa May possa attendersi, è proprio questo ovvero un ciclo economico, che pur restando forte, mostri qualche balbettio nelle aree più sensibili alle tematiche ancora ferme sul tavolo delle trattative per la definitiva BREXIT.

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