Braccio di ferro UE con Polonia e Ungheria, ma 12 Paesi chiedono muri anti-immigrazione

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Oltre centomila polacchi sono scesi in piazza ieri per mostrare sostegno all’Unione Europea, mentre il primo ministro Mateusz Morawiecki insiste sulla prevalenza delle leggi nazionali rispetto a quelle comunitarie. Intanto il premier ungherese Viktor Orban si schiera a fianco della rivolta contro Bruxelles. “Il Governo dell’Ungheria accoglie con favore la decisione della Corte costituzionale della Repubblica di Polonia” e rileva che “il diritto UE può avere la precedenza solo nelle aree di competenza dell’Unione europea” sulla base dei trattati.

In piazza anche Donald Tusk, capo dell’opposizione in Polonia ed ex leader dell’UE. “Dobbiamo salvare la Polonia, nessuno lo farà per noi”, ha gridato alla folla. La tensione tra Bruxelles e Varsavia sale, si teme la nascita di un movimento pro ‘Polexit’. Intanto rileva la Redazione Attualità di ProiezionidiBorsa, sale il malumore nei 12 Paesi che chiedono all’Alleanza di erigere e finanziare muri e barriere per aumentare la sorveglianza dei confini.

Relazioni tese tra Varsavia e Bruxelles

Braccio di ferro UE con Polonia e Ungheria, ma 12 Paesi chiedono muri anti-immigrazione. La maggioranza dei polacchi resta favorevole alla permanenza nell’UE, ma le relazioni tra Varsavia e Bruxelles sono fredde l’avvento al potere del partito populista Legge e Giustizia nel 2015. Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha negato che l’esecutivo stia cercando di lasciare il blocco europeo. Ma in seno al suo partito questo potrebbe essere il prossimo obiettivo.

Morawiecki, ha inviato un criticato videomessaggio alla convention nazionale degli ultranazionalisti spagnoli di Vox. “Non possiamo lasciarci guidare da chi non comprende che l’unità non è omologazione. Dobbiamo proteggere le differenze delle comunità nazionali, perché da esse dipende la forza del nostro continente”, ha spiegato.

La situazione economica nel Paese è migliorata. La Polonia vanta il tasso di disoccupazione più basso dell’Unione e attira forza lavoro, invece di esportarla. Preoccupa però il forte flusso di manodopera straniera, anche clandestina, che preme sui suoi confini.

Braccio di ferro UE con Polonia e Ungheria, ma 12 Paesi chiedono muri anti-immigrazione

Ylva Johansson, Commissaria europea agli Affari interni, ha commentato: “Ci sono forti pressioni migratorie: aumentano gli arrivi attraverso il Mediterraneo e la rotta atlantica e crescono i movimenti secondari nell’Unione europea. Dobbiamo fare progressi sul Patto sull’immigrazione e l’asilo”. Nonostante gli appelli all’accoglienza di Papa Francesco, i 12 Paesi dell’Unione europea hanno chiesto a Bruxelles il via libera per la costruzione di muri e barriere contro gli immigrati irregolari. Questo perché la situazione è fuori controllo.

La missiva è stata firmata da Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia. Il testo sottolinea che l’Europa “ha bisogno di adeguare il quadro giuridico esistente alle nuove realtà”, come la “strumentalizzazione dell’immigrazione irregolare”.

Nei giorni scorsi i ministri degli Interni dell’Unione hanno fatto il punto sull’immigrazione. Secondo gli Stati firmatari “la barriera fisica è un’efficace misura di protezione delle frontiere. Dovrebbe essere ulteriormente e adeguatamente finanziata dal bilancio dell’UE in via prioritaria”.

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