Braccianti agricoli:  lavoratori dimenticati dallo Stato?

Impresa agricola

La redazione di ProiezionidiBorsa ha recentemente trattato il diritto alla pensione anticipata per i lavoratori impiegati in attività usuranti. In questo articolo vogliamo parlare di una categoria spesso ingiustamente dimenticata. L’agricoltura è un settore fondamentale per l’economia italiana. Infatti, buona parte delle esportazioni e del turismo del nostro Paese si basano sulle eccellenze enogastronomiche della Penisola. Ma i lavoratori di questo ambito soffrono ancora di poca visibilità e considerazione. I braccianti agricoli svolgono un’attività pesante e priva di garanzie poiché per sua natura stagionale. Ma la loro condizione è spesso dimenticata. Infatti, hanno ottenuto solo dal 1° gennaio 2018 lo status di lavoro usurante con i relativi diritti. Oggi approfondiremo le condizioni dei lavoratori della terra, e cercheremo di capire se veramente i braccianti agricoli siano lavoratori dimenticati dallo Stato. 

Un lavoro antico

Un bracciante è un operaio impiegato come forza-lavoro in agricoltura. La categoria ha storicamente sofferto di una condizione di sudditanza nei confronti dei proprietari terrieri. Ancora oggi molti lavoratori devono sottostare a condizioni di lavoro molto dure e spesso senza le tutele previste dalla legge. La manodopera offerta dai lavoratori immigrati ha infatti creato un mercato del lavoro al ribasso dove la necessità porta ad accettare condizioni sempre peggiori. La legge 40 del 6 marzo 1998, e la legge 274/2007 riconoscono, disciplinano e garantiscono il lavoro stagionale. Molto spesso però queste norme sono disattese. Anche l’accesso alle tutele previdenziali come il trattamento pensionistico o di disoccupazione è diverso per i lavoratori di questo settore. Il frequente ricorso al lavoro in nero riduce ancor di più i diritti di questi lavoratori. Per molti aspetti i braccianti agricoli sembrano lavoratori dimenticati dallo Stato.

Braccianti agricoli: lavoratori dimenticati dallo Stato?

La natura stagionale e precaria di questa attività, obbliga i braccianti a continue interruzioni lavorative. Durante i periodi di inattività, i braccianti hanno diritto alla disoccupazione agricola. L’indennità spetta nella misura del 40% della retribuzione di riferimento. Con però, una detrazione del 9% a titolo di contributo di solidarietà. Anche la maternità è un diritto solo parzialmente garantito nel settore. Le dipendenti sono costrette al licenziamento e possono ottenere un’indennità massima del 40% della precedente retribuzione. Le scarse tutele riservate suggeriscono che i braccianti agricoli siano lavoratori dimenticati dallo Stato. Va detto che la legge tutela i braccianti vittime di abusi fisici o psicologici durante l’attività lavorativa con il diritto al licenziamento per giusta causa. I lavoratori che possono provare di aver subito trattamenti degradanti possono ricevere l’indennità di disoccupazione anche nel caso di dimissioni volontarie.

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