BOT: comprare quelli made in USA?

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Sappiamo che i rendimenti dei BOT italiani da tre a dodici mesi di durata non arrivano allo 0,15% anzi i più brevi sono a tasso negativo.

Ebbene guardando negli USA scopriamo una piacevole sorpresa.

I tassi a 4 settimane sono al 2.11%!

I tassi a 8 settimane sono al 2.14%!

E’ vero che gli Stati Uniti “vantano” il debito pubblico monstre più grande al mondo ma in questo momento non è certo la brillante economia USA a poter sottintendere rischi di default.

Che a prescindere riteniamo inesistenti.

Rischio sul dollaro

Piuttosto i rischi semmai si annidano sul fronte valutario.

Perdere sul cambio quanto si incassa di cedola può essere un attimo.

Il 2,14% sulle otto settimane equivale a un punto di equilibrio tra euro e dollaro a +0.35%.

Vale a dire che se il dollaro  si spostasse nel periodo dall’1.1152 di questo momento a 1.1192 il guadagno della cedola del bond USA si azzererebbe.

Peraltro viceversa ogni pips di ulteriore crescita del dollaro verso l’euro farebbe aumentare il rendimento complessivo dell’operazione.

BOT USA sì ma con prudenza e adeguato profilo di rischio

In sostanza l’idea di riporre fiducia nel BOT USA non è certamente da scartare.

Allo stesso tempo in termini di rischio NON è assolutamente da paragonare ai rischi di un BOT italiano.

Possiamo considerala un’ operazione a breve termine in valuta con annessa remunerazione e rischio di cambio aperto.

BOT USA: quanto si rischia?

Quantificare il rischio di una simile operazione è alquanto difficile. Per azzerare il rendimento basta un soffio di vento e puff la cedola se la mangia il cambio.

E’ vero anche che non essendo un’operazione da tesoreria se un risparmiatore  può permettersi uno o più rinnovi in sequenza l’uscita dal dollaro può essere gestita ottimizzando il timing.

In generale possiamo dire che, basandoci meramente sul ciclo economico, i rischi che il dollaro possa perdere quota verso l’euro in misura significativa sono bassi.

E’ vero anche però che sul dollaro insistono dei rischi potenziali importanti.

Come ad esempio il rischio cinese.

Pechino detiene quantità industriali sia di dollari (come riserve valutarie) che di Bond USA brevi e a lungo termine come investimento.

Se la guerra dei dazi dovesse portare a qualcosa di più importante delle ripicche attuali sul fronte doganale, ecco che allora il dollaro potrebbe davvero svalutarsi rispetto all’euro.

BOT USA dunque sì ma con cognizione di causa e consapevolezza dei rischi sottostanti.

Oltre a un occhio attento alle commissioni richieste dall’intermediario!

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