BOT, BTP o obbligazioni societarie? Cosa è “meglio”?

bot e btp

La domanda è molto, ma molto più seria di quello si potrebbe immaginare. E soprattutto riguarda tutti, nessuno escluso. Di mezzo ci sono i nostri soldi e la protezione di quei risparmi di una vita. BOT, BTP o obbligazioni societarie? Cosa è “meglio”?

Non si tratta di una chiacchiera tra amici in tema di gusti, ma ha a che fare con la solvibilità del nostro debitore. Lo Stato italiano. Posta diversamente: quanto è sicuro e capace di ripagarmi colui al quale presto oggi i miei soldi? La faccenda è a dir poco serissima; affrontiamola con il dovuto ordine.

BOT, BTP e gli altri titoli di Stato

Da sempre lo Stato finanzia le sue spese (per il personale, per gli acuisti o gli investimenti) con le tasse e (soprattutto) con il debito. Ossia emette i c.d. titoli di Stato  con cui si finanzia, e sui quali riconosce un interesse ai suoi creditori. Ora, se lo Stato Alfa ha un debito di 10 mld di euro e riconosce un tasso medio annuo pari all’1%, con “soli” 100 mln di euro se la cava. E se ad esempio avesse 60 mln di abitanti, con €1,67 a testa avrebbe risolto il problema. Almeno per la componente interessi.

Ma se quello Stato si lasciasse prendere la mano e passasse a 2.500, 2.600, 2.700 mld di euro, a un tasso medio annuo del 2%, la faccenda è serissima. Perché vorrebbe dire €52 mld di interessi, ossia scarsi novecento euro annui a testa. Solo per la componente interessi. Poi c’è anche la componente debito che andrebbe onorata, ma non facciamo calcoli. Anche senza una laurea in matematica si possono trarre le dovute conseguenze.

Gestori patrimoniali e banche d’affari ormai diffidano dei nostri titoli di Stato

Domanda: BOT, BTP o obbligazioni societarie? Cosa è “meglio”? La situazione è delicatissima. E non si tratta di un misero esercizio di allarmismo. La riprova sta nelle dichiarazioni dei tanti gestori patrimoniali e banche d’affari che invitano a “non affezionarsi” ai titoli di Stato italiano. Ad esempio Commerzbank (XETR:CBK) ha chiuso lo scorso 18 marzo la strategia di comprare il debito italiano. E non è l’unica, la lista è corposa. Infatti, passata l’emergenza, il Paese si risveglierà con un rapporto deficit/Pil pari o superiore al 150%, quindi col probabile rating abbassato. A quel punto molti gestori “scaricheranno” il prodotto-Italia perché per statuto non potranno comprarlo (ossia sotto l’investment grade).

Ora, di solito “i grandi” soggetti sono coloro i quali meglio si sanno districare nella gestione del portafoglio. Per cui, se questi soggetti smetteranno di comprare titoli di Stato nostrani, perché mai dovrebbe farlo un comune cittadino? Per amore di Patria? La causa è nobile, per carità. Ma si tratta di debiti della collettività. E farli ricadere tutti su questi “eroi finanziari” non sembra a pelle un gran bell’esercizio di democrazia. Umana, sociale e finanziaria.

Questione di rating e di solvibilità

Ecco allora che da oggi in poi anche il piccolo risparmiatore dovrà porsi il quesito sulla solvibilità del suo debitore. BOT, BTP o obbligazioni societarie? Cosa è “meglio”? È meglio solo chi in assoluto mi garantisce un ritorno integrale del capitale. E di certo non basterà una dicitura “di Stato” – come sui marchi delle sigarette – per tranquillizzare il risparmiatore. Detta diversamente: siamo proprio sicuri che un’obbligazione dello Stato sia poi più raccomandabile di quella emessa da un colosso industriale sano come Enel?

O di un Eni che fattura miliardi con la pala? O di altre imprese che hanno dei ricchi, solidi e costanti flussi di cassa come Atlantia o Italgas, oppure Generali o A2A? Personalmente nutriamo dubbi. Perché anche i rating di queste compagnie reggono alla grande nella tempesta, mentre quello del Paese boccheggia aria e acqua da anni. Sarà sostenibile nell’immediato futuro? Chi lo sa. Perché se al posto di chiamarsi “Stato” si fosse chiamato “azienda privata”, già da un pezzo sarebbe andata in tribunale a dichiarare …game over.

Consigliati per te