BOT e BTP: banche è corsa all’acquisto

buoni fruttiferi

In questi giorni di borse addormentate è scattata una vera e propria corsa all’acquisto di BOT e BTP.

La ricerca di rendimenti sicuri si sta accentuando man mano che i dati macroeconomici e le prime trimestrali in uscita indicano una possibile dei dividendi azionari in arrivo nel 2019.

Per non pensare poi al 2020…

Man mano che gli acquisti avanzano i rendimenti tornano a scendere con grande sollievo per il nostro Ministero del Tesoro, dopo i mesi dello stress da spread in volo.

Questi acquisti non ci garantiscono una definitiva stabilizzazione dei comportamenti verso il nostro debito pubblico ma certamente rappresentano un segnale di ritrovata fiducia.

Anche perché gli acquisti vengono segnalati anche da parte di operatori stranieri.

Solo ricerca di rendimenti o è atteso un nuovo LTRO?

Nei giorni scorsi l’asta di titoli di Stato italiani con scadenza a un anno ha fatto il botto: nello specifico dettaglio sono stati collocati BOT per  addirittura un controvalore di 7 miliardi.

Di fatto il massimo della forchetta di disponibilità.

Evento che da tempo non si verificava.

Tra l’altro  a fronte di una domanda ancora più esosa (10,7 miliardi).

Il tasso di interesse si è attestato allo 0,285%, nettamente in calo rispetto allo 0,376% dell’asta di dicembre per non pensare al pesante 0,63% di novembre in piena spread crisis.

Sorge una domanda:  sono solo gli ormai nuovamente risicati rendimenti che spingono gli acquisti?

I rendimenti

Teniamo conto che anche i rendimenti dei BTP stanno progressivamente ma mano impulsivamente afflosciandosi un po’ su tutte le scadenze.

Perché dunque i BOT  stanno attirando in misura così rilevante l’interesse degli investitori?
Qualcuno ipotizza che le banche si stiano dotando di riserve ampie di bond governativi in vista di un nuovo LTRO della BCE.

LTRO non è altro che un finanziamento cospicuo che la banca centrale concede alle banche.

Per poter partecipare ai prestiti, le banche italiane ma anche europee , debbono consegnare dei titoli di stato come garanzia, i BOT e/o BTP appunto.

Così facendo le banche lucrano sul differenziale tra il tasso dell’LTRO a zero e il rendimento per quanto minimo ma certo dei BOT.

Le ipotesi

Qualcuno si spinge oltre e ipotizza gli acquisti come parafulmine nel caso di uscita dall’euro visto che per legge i titoli di stato in caso di uscita dall’euro non sarebbero convertiti in altra valuta.

Da questo punto di vista allora , poichè molte nazioni collocano bond a tasso zero, dobbiamo aggiungere anche la possibilità che vengano acquistati per non mantenere i soldi sui conti correnti bancari .

Tanto più che la solvibilità del famoso fondo in caso di nuova crisi sistemica è tutta da verificare viste le scarsissime risorse disponibili.

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