Borse e mercati: previsioni per i prossimi sei mesi

Borse e mercati

Nuove opportunità per chi investe. Per la precisione: nuove priorità rispetto a quelle precedenti. Le previsioni su borse e mercati da qui a sei mesi.

Borse: le previsioni per gli ultimi sei mesi

Svaniscono, o per lo meno sono stati rinviati, i sogni di gloria sui mercati. Di almeno sei mesi. La recessione non ci sarà ma secondo gli esperti di T. Rowe Price la ripresa è rimandata. Le previsioni per i prossimi sei mesi parlano di tensioni commerciali che potrebbero continuare, a dispetto dell’ottimismo che era all’orizzonte non più tardi di una settimana fa. Per avere risultati concreti bisognerà aspettare ancora. L’orizzonte previsto? La fine del 2019 oppure, nella peggiore delle ipotesi, l’inizio del 2020.

Borse e mercati: banche centrali

Non solo, ma non è da escludere che la Fed, per riuscire ad ottimizzare i tempi, possa ricorrere a tagli mirati sui tassi. Per quanto riguarda l’Europa, invece, la normalizzazione su questo fronte è ancora lontana dall’arrivare. Chi invece potrebbe essere maggiormente attiva su questo punto è la Cina con armi ancora forti e non tendenzialmente spuntate come nel resto delle economie. Ed è un bene se si pensa ai tanti squilibri macro accumulatisi negli anni all’interno dell’economia asiatica.

Previsioni sull’economia

Nel frattempo, però, sarà il caso di guardare ad un rallentamento della crescita. Ma non si tratta solo della riacutizzazione delle tensioni commerciali. Gli economisti si pongono sempre più spesso domande su un’economia mondiale che potrebbe essere giunta alla fase matura di un ciclo. Per T. Rowe Price ci si dovrà attendere una fase di debolezza, sei mesi di crescita debole con una ripresa dettata da investimenti in conto capitale. Sempre che vengano risolte le tensioni commerciali. Le aziende, infatti, sono estremamente restie a puntare su piani di sviluppo se ancora non si conosce bene la situazione presente e, soprattutto, i potenziali sviluppi futuri.

Borse e mercati: previsioni sulla Cina

Anche nel caso dei dazi. Non solo la guerra commerciale tra Usa e Cina, quindi, ma anche le tensioni con l’Unione Europea e il Giappone. Per quanto riguarda invece la Cina, proprio Pechino, con il rallentamento della leva finanziaria attuata negli ultimi 12 anni, ha avuto l’impatto più forte sul resto dell’economia mondiale.

E’ infatti proprio la Cina che partecipa in maniera più attiva alla formazione del capitale mondiale.

A lei, infatti, spetta il 25%.

La terza zavorra

C’è poi un ulteriore fattore zavorrante, quello che da T. Rowe Price giudicano la terza spinta negativa per l’economia mondiale: un’aumentata forza del dollaro. Analizzando il quadro nel suo insieme non risultano esserci elementi che possano far pensare ad una recessione imminente. Resta però il fatto che i venti contrari non si sono attenuati e, quindi, l’economia mondiale dovrà lottare più a lungo di quanto previsto per riuscire a riprendersi.  Ad esempio i livelli di debito a livello mondiale sono fortemente aumentati, soprattutto per gli Stati Uniti.

Approfondimento

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