Bitcoin, sempre più in basso: verso i fallimenti

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Ad inizio novembre valeva oltre 6mila dollari. Alla fine del mese faticava a toccare i 4mila. Tradotto in percentuale: -37%. Di chi si tratta? Del Bitcoin.

Il Bitcoin continua a cadere

La più grande delle criptovalute si è resa protagonista, nelle ultime settimane, di un’altra, clamorosa discesa che la allontana ancora di più da quei 20mila dollari che solo un anno fa avevano fatto sognare moltissimi investitori. Da allora la perdita di valore è stata dell’80%. Ma in sofferenza è anche tutto il comparto delle monete virtuali con Ripple (XRP), la seconda in classifica tra le più capitalizzate, che a novembre ha perso il 18% mentre la terza Ethereum (ETH) che ha fatto peggio con un -43%.

Quando finirà la caduta?

Solo ieri la moneta virtuale ha toccato un minimo di 3.878,66 dollari, allontanandosi ancora di più da quei 6.300 visti non più tardi di 4 settimane fa. Come detto da inizio novembre ha perso il 37% del suo valore ma se si guarda all’inizio dell’anno la percentuale arriva addirittura a -70%. A differenza di novembre, però, ottobre ha visto una relativa stabilità nelle quotazioni, con una volatilità minima anche a causa della tempesta che, invece, ha travolto i cosiddetti mercati tradizionali.

Impossibile a questo punto chiedersi: il Bitcoin (BTC) ha toccato il fondo oppure si tratta solo di un breve periodo di pausa prima di una clamorosa nuova traiettoria verso il basso? Una cosa è certa, a prescindere da quello che farà BTC prossimamente, una vittima già c’è.

Al via i fallimenti

Nei giorni scorsi Giga Watt, società di estrazione dei Bitcoin, con sede negli Stati Uniti ha avviato le procedure per la richiesta di fallimento (Chapter 11). La società aveva un debito insoluto di 7 milioni di dollari. Ma Giga Watt non è la prima e non sarà certo l’ultima vittima del crollo del Bitcoin. La maggior parte delle società estrattive delle monete virtuali ha sede in Cina dove l’elettricità costa meno (i computer che si dedicano alla creazione di Bitcoin e monete virtuali in generale hanno bisogno di molta elettricità).

Eppure nonostante questo escamotage, anche in Cina sono molte le società che si sono trovate costrette a dover chiudere diversi impianti di mining o, come è successo a Suanlitou, piattaforma mineraria con sede a Hon Kong, di dover sospendere momentaneamente le attività perchè incapace di pagare le bollette dell’elettricità.

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