Bitcoin e criptovalute: possono avere un valore basato sull’analisi fondamentale?

In un precedente articolo, dedicato al bitcoin, abbiamo visto come il fenomeno criptovalute sia più legato ad una bolla speculativa, che ad una possibilità di formulare un fair value basato sull’analisi fondamentale.

Almeno sinora.

Tuttavia alcuni stati, tra cui la Russia, hanno il progetto di creare monete virtuali, convertibili in oro, petrolio o metalli preziosi, provenienti dalle proprie riserve.

Una sorta di ritorno alla antica convertibilità monetaria.

Questa iniziativa determinerebbe la possibilità di avere criptovalute con un proprio fair value, desumibile dal rapporto tra controvalore delle riserve e numero delle monete circolanti.

Infatti nel caso di un cambio fisso, definito a priori, per ogni nuova moneta creata, dovrebbe esistere un pari importo di riserve convertibili.

Ma, come noto, questo sistema alla fine difficilmente può reggere, soprattutto nel caso in cui la creazione di base monetaria sia usata massicciamente per esigenze di finanziamento pubblico, dovendo ogni nuova moneta correlarsi ad una precisa quantità di riserve convertibili messa a disposizione.

E’ quindi più probabile che si ricorra a valori flessibili, in cui il fair value dipende proprio dal rapporto dianzi citato.

Tale evento potrebbe impattare sul mercato delle criptovalute in generale.

Forse, spostando il baricentro da quelle senza riferimenti fondamentali a quelle convertibili, che offrirerebbero il vantaggio di un confronto con un fair value appunto basato sull’analisi fondamentale.

Ma non è detto.

Infatti potrebbe anche accadere che si continui a preferire un gioco speculativo, basato su criptovalute senza alcun intrinseco valore, o quanto meno senza un fair value definibile, anche se magari esistente, proprio perché non si potrebbe mai dire che quotano a sconto, ma soprattutto a premio, e quindi mai si potrebbe dire che sono care rispetto ai fondamentali.