Il multi miliardario fa autocritica? E’ tutta colpa sua o del sistema di tassazione?
Bill Gates è solito lamentarsi della sua straordinaria ricchezza. Penso che faccia bene, ma i suoi colleghi miliardari non sempre la pensano in questo modo.
Il fondatore di Microsoft (NASDAQ:MSFT) dichiara ad una nota rivista americana di economia: «la discrepanza che esiste negli Stati Uniti tra i redditi più alti e quelli più bassi è molto più alta di quanto lo fosse 50 anni fa”
Una frase che dovrebbe far riflettere, ma la colpa è di Bill Gates?
No, questo è dovuto alla politica fiscale di stampo Reganiano, e proseguita dai repubblicani in particolare da Bush padre e figlio.
In cosa consisteva questa politica fiscale? Negli Stati Uniti l’aliquota fiscale sulla tassazione delle persone fisiche era progressiva, per il principio della utilità marginale decrescente.
I repubblicani abbassarono enormemente le aliquote, soprattutto quelle più alte.
Con la riduzione delle tasse verso i ceti abbienti si verificò un aumento momentaneo ma sostanziale delle entrate fiscali, dato che ripartì il livello dei consumi.
Questo aumento favorì inoltre una discreta e robusta ripresa economica.
Ai ceti meno abbienti la riduzione di tasse fu sostanzialmente molto più contenuta.
La riduzione delle aliquote marginali più alte con il tempo portò anche un effetto perverso, fece aumentare il deficit statale. Questo perchè le tasse sulla ricchezza non compensavano la riduzione sui redditi di maggior livello.
Perché questo gap non veniva colmato? Vi sono, ovviamente, per le grandi ricchezze innumerevoli sistemi legali e non per sottrarsi alla morsa del Fisco.
Negli Stati Uniti gli avvocati fiscalisti vanno per la maggiore.
Chi è esperto di scienza delle finanze conosce bene i meccanismi di tassazione. Questi influiscono soprattutto sui ceti medi e molto meno sulle persone abbienti molto ricche.
Il nostro paese ha sostanzialmente seguito questa impostazione, con una differenza che l’aumento dei consumi è stato molto basso, e nessuna maggiore entrata fiscale.
In compenso è aumentato il deficit statale non più compensato dalle entrate sui redditi più alti.
Ricordiamo che nell’anno 1983 l’aliquota IRPEF più alta era il 72% oggi è il 43%, una riduzione pari al 29% sui grandi redditi.
La soluzione è questa: diminuire le tasse sui redditi bassi o medio bassi e alzare in maniera elevata la tassazione a quelli più alti.
Penso che ricchi calciatori o uomini d’affari si possono anche permettere una aliquota IRPEF superiore al 50%.
Le possibilità di elusione sono enormi per i grandi, come ridurre l’imponibile attraverso la costituzione di SRL su cui dirottare parte dei compensi, delle società Off Shore, dei paradisi fiscali., ecc..
Lo Stato deve fare il suo dovere e avere funzionari veramente esperti in diritto tributario internazionale.
Questi dirigenti non possono essere selezionati dai soliti concorsi pubblici basati sul diritto amministrativo per avere personale generico da poter coprire nei vari ruoli come se fosse un Jolly.
Servono dei super ispettori che parlino e leggano varie lingue e con mentalità aperta, altrimenti si dovrà, come sempre, vessare la povera gente e riproporre la solita storia che può essere sintetizzata con queste due parole: GRANDI EVASORI e tartassati.