Beni rifugio: ma è davvero il momento?

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E’ il momento di comprare i beni rifugio?

Storicamente secondo una analisi dell’ Economist gli investitori  tendono a crogiolarsi sugli allori dei rialzi di borsa, spesso fino a che è tardi per monetizzare al meglio.

Si legge sulla rivista che “i pericoli vengono spesso ignorati fino a quando è troppo tardi” e si cita la crisi del 2008-09 come caso di scuola.

Allo stesso tempo, forse per lo choc di dieci anni fa, ancora oggi invece, descrive il settimanale britannico, come prevalga un atteggiamento opposto.

Un condimento di ansie e paure che pone i beni rifugio costantemente al centro della domanda.

Titoli di stato, oro e dollaro al centro dell’attenzione

Situazione confermata dalla costante predisposizione verso i titoli di Stato, anche e soprattutto quelli che garantiscono… una perdita tramite un rendimento negativo!  Fattore che però ne testimonia la presunta sicurezza.

In questi ultimi mesi anche l’oro ha ripreso in pompa magna il proprio ruolo di bene rifugio per eccellenza spingendosi su livelli di prezzo che non vedevamo da anni.

E, probabilmente, la corsa non è affatto finita.

Persino il dollaro, costantemente proteso a schiacciare le altre valute, sta riprendendo quel ruolo di bene rifugio che da decenni aveva smarrito.

Beni rifugio: copertura da una recessione imminente?

Pare quasi che gli operatori siano fortemente convinti di una recessione in arrivo (attenzione, la curva americana a 2/10 anni da venerdì non è più in area negativa!)

Al proposito siamo d’accordo con l’Economist quando sostiene che questo approccio così smodatamente pessimistico pare eccessivo.

Sì, specie in Europa i segni di un forte rallentamento del ciclo sono evidenti e prima o poi  anche la fase di espansione dell’economia americana più lunga della storia si prenderà almeno una pausa.

Però riteniamo, come i ricercatori inglesi, che sino ad oggi“la recessione è un timore, non una realtà”.

Nel suo complesso l’economia mondiale è ancora in crescita, soltanto a un ritmo più contenuto rispetto al 2018.

Cosa fondamentale è la disoccupazione che permane su livelli molto bassi dove bassa era e migliora di qualcosa dove invece, come in Italia, era su livelli alti.

L’incertezza porta verso la ricerca di alternative affidabili

Quindi in realtà la vera causa per la spinta verso i beni rifugio la troviamo nell’incertezza che la guerra commerciale tra USA e Cina, che si sopisce per poi riesplodere, ha portato sui mercati.

Incertezza che poi vivono le migliaia di aziende, quotate e non, che vivono di import- export verso il mercato cinese

Il sapere dove si andrà parare rende complicato anche lo stilare un semplice budget annuale ecco l’incertezza di cui parla l’Economist: “Essa, non le tariffe, è il danno principale della guerra commerciale fra America e Cina».

Tra l’altro questo stato di cose ha persino contagiato le banche centrali.

Tanto che la FED pur in presenza di dati macroeconomici USA ancora brillanti ha tagliato i tassi.

Diverso il discorso della BCE che anzi pare in ritardo rispetto alle pessime notizie che i dato macro dell’area UE ci ribaltano da mesi ormai.

Ecco, se verso l’autunno avremo un sincronico movimento significativo delle banche centrali l’effetto fiducia potrebbe portare a u nuovo forte flusso verso l’azionario e potremo trovare i beni rifugio per un po’ in lettera…

 

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