BCE: tassi fermi, stime al rialzo, Lagarde frena ma sosterrà i settori deboli

BCE

Il riavvio economico nazionale dopo le vacanze si è aperto con una bacchettata a cura dell’OCSE: Italia in ripresa meglio del previsto ma chiede tasse sulla casa e riforme. La Banca centrale europea ieri ci ha dato una mano, lasciando fermi i tassi di interesse. Ma è un favore a tempo. Vediamo perché con la Redazione Attualità di ProiezionidiBorsa.

Tassi fermi ma aiuti in calo e mirati

Il tasso di interesse principale rimane a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. La riunione di politica monetaria si è conclusa con la comunicazione di numeri importanti: una revisione al rialzo delle stime economiche per l’area Euro. La crescita prevista per il 2021 tocca il 5%, mentre per il 2022 e il 2023 scende al 4,6% e poi al 2,1%. Sono uscite anche le proiezioni riguardo all’inflazione: dopo un balzo al 2,2% entro dicembre, ripiegherà a 1,7% e 1,5%.

La Bce avvia la ‘fase 2’

BCE: tassi fermi, stime al rialzo, Lagarde frena ma sosterrà i settori deboli. L’importante riunione monetaria di ieri ha chiarito al mondo finanziario internazionale che sta iniziando la fase due per la Banca centrale europea. Ovvero, quella del ritiro della liquidità straordinaria per arginare la pandemia di Covid-19. La Presidente BCE Christine Lagarde ha  appoggiato la linea tracciata da Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che caldeggiava una exit strategy graduale. Si inizierà con la riduzione degli acquisti di titoli del programma pandemico.

BCE: tassi fermi, stime al rialzo, Lagarde frena ma sosterrà i settori deboli

In effetti la Presidente aveva già annunciato le sue intenzioni qualche giorno fa: “Bisogna attuare un sostegno mirato per quei settori che sono stati gravemente danneggiati”. In una discussione con Klaus Schwab, numero uno del World economic forum (WEF), aveva evidenziato l’evoluzione del Pandemic emergency purchase programme (PEPP).

Soft landing in Eurozona

Il piano d’acquisto di titoli pubblici e privati dell’Eurozona, lanciato nella primavera 2020 e aumentato poco più di un anno fa, ha toccato, alla fine, quota 1.850 miliardi di euro. “Vorrei continuare col supporto, ma ritirarlo in modo graduale, focalizzandoci sui segmenti industriali rimasti indietro”. Fra questi c’è il settore auto, messo in ginocchio dalla crisi delle materie prime. Sarà depresso, lo confermano tutte le case automobilistiche, per buona parte del 2020.

La zampata di Weidmann

Ma cosa succederà effettivamente nel prossimo anno, durante il consolidamento della crescita? Visto che la nuova strategia monetaria accoglie le istanze portate avanti da Weidmann? Egli ha sottolineato che la pandemia è finita, che l’emergenza sta scemando e che il programma PEPP era strettamente collegato a questo evento. Dunque, bisogna darci un taglio. Ovviamente, con l’inflazione al 2%, gli strumenti a disposizione saranno ricalibrati. Ma è chiaro che non ci saranno nuovi lockdown. Dunque il rallentamento degli investimenti fino a ‘ground zero’ è una certezza.

Prezzi e consumi in chiaroscuro

Sul fronte più caldo, quello dei prezzi al consumo, lo scenario è chiaroscurale. La Lagarde ha parlato ancora dopo la decisione del Consiglio direttivo. “Le nuove proiezioni prevedono un’inflazione annua al 2,2% nel 2021, all’1,7% nel 2022 e all’1,5%nel 2023, riviste al rialzo rispetto alle precedenti proiezioni di giugno”. Ha spiegato poi che l’inflazione, al netto delle fiammate dei prezzi dei prodotti alimentari ed energetici, dovrebbe raggiungere una media dell’1,3% nel 2021, dell’1,4% nel 2022 e dell’1,5% nel 2023”. Questi numeri sono stati rivisti al rialzo rispetto a giugno. Ma comunque risultano al di sotto del target, flessibile, del 2%  che era stato fissato da Francoforte.

Le reazioni degli osservatori

Alle parole della Lagarde sono subito scattate, oggi, le critiche degli osservatori che hanno apprezzato la risposta tempestiva di Francoforte alla crisi sanitaria all’esordio della pandemia. Ma il momento della verità per la presidente Lagarde, sostengono vari economisti, sarà quando la BCE smetterà di reinvestire nelle attività in scadenza detenute nell’ambito dei due programmi di sostegno. In quel momento si vedranno conseguenze importanti sulla  curva dei rendimenti. In sostanza, il bilancio della BCE non inizierebbe a ridursi prima della  fine del decennio. La politica monetaria europea si restringerà quando Francoforte chiuderà i reinvestimenti, commentano gli economisti di Standard & Poor’s. “Dunque fino a quel momento la curva dei rendimenti può rimanere piatta.”

E poi cosa succederà?

È probabile che torneremo indietro nel tempo. Che la Bce decida di varare un sostegno della politica monetaria sul mercato del credito. Comportandosi come nel 2008, al tempo del  per il crac di Lehman Brothers. Oppure, altrettanto saggiamente, quando ci fu la crisi dei debiti sovrani dell’eurozona.

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