BCE si muova, onde evitare il peggio!

BCE

Il PIL della Francia è uscito a +0.2% trimestrale sotto le attese poste a un già modesto +0.3%.

Trattasi di un’ulteriore riprova del fatto che i paesi dell’Unione europea sono in chiara difficoltà da un punto di vista economico.

Dopo i pessimi dati della Germania, specie in ambito industriale, ecco che un altro grande paese conferma le sue criticità.

Considerata la Gran Bretagna in uscita tra le grandi nazioni rimane poi l’Italia.

Italia  di cui nonostante una prevalenza di dati recenti in miglioramento sappiamo bene le difficoltà in cui ci si dibatte da decenni e i numeri risicati del PIL lo confermano.

BCE è tempo di muoversi

Da tempo la BCE segue il modello della FED.

Federal Reserve  che tiene buoni mercati ed operatori delle Borse con comunicati densi di promesse e buone intenzioni.

Ma un conto è farlo negli USA coi dati macro esplosivi che ancora caratterizzano l’economia americana, un conto molto diverso è farlo in area UE.

In Europa ormai è chiaro la situazione contingente segnala un allarme recessione già evidente.

BCE spuntata sui tassi ma vi sono altre vie

Sappiamo bene che la BCE è spuntata sul fronte dei tassi, già sottozero,e che quindi su questo piano qualsiasi intervento rischia di essere più grottesco che efficace.

Ma Draghi e company hanno più volte promesso di fare tutto quanto necessario.

Allora visto che l’inflazione non si vede,anzi, il tempo è giunto!

Vista la crisi complessiva che i dati macroeconomici e i PIL prospettano ora è il momento di mettere in pratica quel “tutto quanto necessario” più volte ipotizzato.

A cominciare dal rendere concreta l’intenzione di ripulire il sistema dai titoli che non hanno più un valore di mercato da anni.

Obbligazioni tossiche con sottostanti crediti ormai inesigibili che rendono di fatto manovre come il TLTRO del tutto o quasi inutili.

Visto che le banche con la liquidità debbono rimediare ai vecchi errori e non certo sostenere una ripresa economica come invece è accaduto brillantemente altrove.

Negli USA in Gran Bretagna e in Svizzera infatti le banche centrali hanno fatto pulizia comprando sia titoli governativi che corporate.

La BCE si è fermata ai primi e la differenza si è vista.

Economia anglofone ed elvetica in forte ripresa.

UE nel suo complesso al rallentatore anche nei momenti migliori.

Le eccezioni di Germania e qualche paese dell’Est Europa sostenuto da grandi finanziamenti, evidentemente non si sono rivelati strategia vincente e tanto meno trainante.

Proprio la Germania infatti è la nazione che ora mostra maggiori difficoltà nel suo tipico settore di forza: l’industria.

UE: prospettive e rischi

Ora la BCE deve convincersi ad agire rapidamente e nei modi non convenzionali promessi.

Più il tempo passa, più i numeri dell’economia europea ed i PIL si imbruttiscono e più sarà complicato riallacciare i fili con un trend di crescita.

Nessuno pretende livelli di crescita da emerging market, tanto più che proprio ieri si sono esaurite le risorse disponibili per tutto il 2019 a livello planetario e quindi sarà opportuno regolare la crescita stessa a livello globale.

Certo tornare a quell’ 1.5/1.8% annuo che, se ben distribuito tra le varie nazioni, assicura anche un ritorno a livello occupazionale sarebbe l’ideale.

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