BCE: in attesa di un nulla di fatto

BCE

Oggi giornata dedicata al meeting della BCE con la decisione sui tassi di interesse e la successiva conferenza di Mario Draghi coi giornalisti.

Sul fronte dei tassi c’è poco da attendersi. Resteranno fermi a zero.

I tassi sono già a zero e la folle idea di un paio di mesi fa che vedeva qualcuno auspicare un rialzo dei tassi in Europa sulla scia della FED è tramontata anche nelle menti dei più crudi sostenitori dell’austerity.

L’economia europea zoppica e questa volta in modo generalizzato.

Draghi non potrà, come spesso ha fatto, prendersela con uno o due paesi (Italia e Grecia di solito) per giustificare ogni difficoltà in area UE.

Anzi se proprio si vuole guardare al mix composto dai dati macroeconomici ed alla situazione sociale il ruolo di pecora nera in questa fase spetta di diritto alla Francia.

Alla BCE serve un esame di coscienza

Attribuire nuovamente a singoli paesi difficoltà generalizzate tanto da essere parimenti presenti anche in Asia sarebbe scandaloso.

La sola America resiste in una fase economica favorevole.

E in Europa chi resiste con livelli occupazionali di eccellenza è la Gran Bretagna, guarda caso la prima ad essersi affrancata dall’UE e dalle sue migliaia di vincoli.

La BCE ed il suo Presidente Draghi dovrebbero fare una serena analisi di quanto sta capitando.

Dalla nascita dell’euro non c’è un parametro economico che sia uno che è migliorato in nessuno dei paesi UE. A cominciare, e questo è gravissimo, dai dati occupazionali.
Stiamo parlando delle grandi nazioni fondatrici.

Iniziare a fare autocritica e mettere in discussione politiche in qui fallimentari sarebbe il minimo.

La questione riguarda anche la Commissione insediata a Bruxelles.

Ma una BCE scevra da impicci politici avrebbe tutte le carte in mano per dare il là a una profonda revisione.
Partendo dall’approccio all’economia che, evidentemente strutturato a misura della sola Germania e di qualche suo satellite(Olanda) si è rivelato fallimentare.

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