BCE: emergono divisioni interne

minute della BCE

Più volte Draghi nelle sue conferenze ha fatto riferimento a decisioni prese all’unanimità all’interno del board della BCE.

In questi giorni sta però emergendo una realtà un po’ diversa.

Magari non ancora espressa nelle votazioni ma soltanto nei giudizi espressi fuori meeting da alcuni membri della BCE.

Alcuni consiglieri  hanno fatto trapelare le loro preoccupazioni riguardo al fatto che ritengono che le proiezioni sul ciclo economico dell’UE  sui cui la Banca Centrale Europea sta fondando la propria politica siano troppo ottimistiche.

Lo hanno fatto prendendo a riferimento alcuni variegati fattori:

-una presunta persistenza della debolezza della crescita dell’economia in Cina che proprio oggi è stata clamorosamente smentita ,

– questi dirigenti fanno poi riferimento alle tensioni commerciale qui la questione diventa più delicata.

Se davvero Trump, terminata con un accordo la querelle con la Cina, rivolgerà le sue “attenzioni” verso i prodotti dell’area UE sarà davvero un problema contenere gli effetti collaterali sui paesi che esportano verso gli USA.

Germania ed Italia in primis!

BCE Preoccupazioni ma mai autocritica

Quello che lascia addirittura sgomenti è che la comparazione dei dati UE coi dati delle economie americana e cinese fornisce un quadro impietoso del fallimento delle politiche economiche europee.

Nonostante questo anche chi come questi membri del board mostra preoccupazione poi cerca cause lontane senza mai guardare ai propri errori.

Errori da condividere con la politica del parlamento e della commissione UE ma pur sempre evidenti viste le quasi opposte dinamiche economiche realizzatesi.

Quali sono i timori emersi in ambito BCE?

Trascuriamo per oggi di approfondire la incapacità di autocritica dei vertici europei.

Pare proprio che una “significativa minoranza” dei membri abbia manifestato nel corso del recente meeting forti  dubbi sul tenore della ripresa economica attesa dalla BCE nel suo insieme, evidentemente poi non così compatto.

Si teme che sì nella seconda parte dell’anno si avrà una ripartenza ma non così significativa come ipotizzato.

Stando ai rumors pare che alcuni abbiano persino espresso dubbi sui modelli utilizzati dalla Bce per le previsioni.

Confortati in questa critica dalle frequenti revisioni al ribasso verificatesi in passato.

Al dunque alle borse potrebbe piacere una BCE divisa

La  BCE adotta dette proiezioni come riferimento principe per poi stabilire le proprie decisioni di politica monetaria, questo è risaputo.

Va da sé che nel caso si verificassero ulteriori tagli alle stime di crescita e inflazione si realizzerebbe uno scenario di rinvio del primo innalzamento dei tassi d’interesse post sub-prime, ad oggi previsto per il 2020.

Draghi e nemmeno le fonti ufficiali della BCE hanno commentato questi rumors.

Certo è che questa situazione di eventuale stallo sui tassi non potrà che risultare gradita alle borse.

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