BCE ad un bivio ed intanto lo spread sale a 155 punti

BCE

In questo articolo del 25 gennaio 2022 avevamo previsto che le prossime mosse della BCE avrebbero necessariamente danneggiato alcuni Paesi dell’area euro ed avvantaggiato altri.

Ebbene passano solo 9 giorni ed il 3 febbraio la BCE conferma appieno la validità ed accuratezza della nostra previsione. BCE ad un bivo e quindi stretta in una morsa. Inflazione elevata da un lato e alto debito di Paesi chiave dell’area euro dall’altro. Qualsiasi cosa decida di fare o di non fare, essa si troverà giocoforza a danneggiare un gruppo di Paesi membri.

Come spiegavamo nel precedente articolo, l’area euro è composta da Paesi con necessità e caratteristiche strutturali diverse e talvolta contrapposte tra loro. Questa inoltre presenta delle fragilità strutturali ed intrinseche, che non sono mai state affrontate.

Essa è spaccata tra Paesi dell’area Meridionale-Periferica (Italia, Grecia, e per certi versi anche Spagna, Portogallo e Francia) da un lato e Paesi dell’aera Centro-Settentrionale (Germania, Austria, Finlandia, Olanda) dall’altro.

I primi con la priorità di contenere i costi del debito pubblico.

I secondi con la necessità di contenere l’inflazione. Un rialzo dei tassi d’interesse da parte della BCE aiuterebbe i secondi ma incrementerebbe i costi per interessi sul debito dei primi. Inoltre l’inflazione aiuta a svalutare il valore reale del debito nel tempo. Alzando i tassi si contiene l’inflazione e quindi si attenua o vanifica questa svalutazione del debito reale.

Nell’ultima riunione del Consiglio Direttivo della BCE la Presidentessa Lagarde, ha annunciato le prossime mosse. Tassi fermi almeno fino a marzo 2022 e fine del programma PEPP di acquisto dei bond. Queste misure erano già attese e scontate dagli investitori.

BCE ad un bivio ed intanto lo spread sale a 155 punti

La mossa inattesa però è stata l’annuncio che “l’inflazione alta rimarrà più a lungo del previsto”. Questo annuncio evidenzia il cambio di tono rispetto alla precedente narrazione di un’inflazione “transitoria”. Questo cambio di narrazione secondo i mercati si traduce in possibili aumenti dei tassi in un prossimo futuro. La cosa è confermata anche da ciò che la Lagarde non ha detto. Ella infatti non ha smentito l’eventualità di un aumento dei tassi.

Da un punto di vista della strategia comunicativa, l’annuncio della Lagarde, sembra quindi preparare la strada a possibili aumenti dei tassi nel prossimo futuro.

Questa situazione ha avuto ripercussioni immediate sui mercati, facendo alzare i rendimenti sui bond ed aumentare lo spread tra BTP italiano e Bund tedesco, come meglio evidenziato nel seguente grafico.

spread

Lo spread è infatti arrivato a toccare i 155 punti. Un bel balzo in avanti. Un valore inaccettabile anche se paragonato ai 93 punti di appena un anno fa. Esso si traduce in maggiori costi per interessi sul debito italiano. Maggiori sacrifici sulle spalle già stremate delle imprese e dei cittadini italiani.

L’incremento dei tassi d’interesse, ha un effetto inverso sulle quotazioni delle obbligazioni.

Questo porta ad una repentina ed automatica riduzione delle quotazioni di questi prodotti. Insomma una perdita secca ed immediata per i risparmiatori che hanno investito nei titoli di Stato.

Come dicevamo nel precedente articolo, è inaccettabile che all’interno della stessa area monetaria, esistano degli spread tra titoli di Stati sovrani. Questo è un chiaro segnale che c’è qualche inefficienza. Il sintomo di una patologia che potrebbe presto riacutizzarsi. Il segnale che questo modello di unione monetaria se vuole sopravvivere ed essere più forte, efficace ed affidabile deve presto e necessariamente riformarsi.

BCE ad un bivio ma quali sono le possibili soluzioni?

Nel precedente articolo dichiaravamo che situazioni non convenzionali richiedono coraggio e soluzioni non convenzionali.

Ebbene è giunto il tempo di rivedere lo statuto ed i regolamenti  della Banca Centrale

Per eliminare le differenze strutturali è necessario innanzitutto eliminare l’asimmetria tra area fiscale ed area monetaria descritta nel precedente articolo.

Inoltre, così come avviene nei Paesi leader dell’attuale modello economico mondiale, la Banca Centrale (europea o nazionale che sia) deve necessariamente agire da prestatore di ultima istanza. Questo requisito deve passare dalla sua introduzione formale all’interno dello statuto e dei regolamenti della banca centrale stessa.

Se si privano gli Stati membri della loro sovranità monetaria, come è avvenuto con l’introduzione dell’euro, allora questo requisito è imprescindibile.

Le Banche Centrali dei Paesi leader inoltre hanno anche il doppio mandato di garantire allo stesso tempo la stabilità dei prezzi e la piena occupazione. Anche la BCE dovrebbe iniziare a perseguire il doppio mandato. In questo modo si renderebbe la sua politica monetaria più aderente anche alle esigenze sociali di lavoratori, famiglie ed imprese.

Bisognerà anche prevedere nello statuto e nei regolamenti un ruolo attivo nella rimozione degli spread tramite operazioni a mercato. Essi sono infatti come delle piccole falle nello scafo di una nave. Se non vengono riparate per tempo, rischiano di squarciarsi e far affondare la nave.

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