Banche italiane: un’altra tegola? Il TFR

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Le banche italiane stanno faticosamente riaffacciandosi a una quasi normalità.

E’ vero, i parametri di sussistenza patrimoniale sono stati ritoccati per non dire taroccati per consentire alle banche di sopravvivere.

Ma, sia chiaro questo giochetto ha riguardato post sub-prime tutte le banche del mondo sviluppato, non soltanto quelle italiane come qualche analista pre-speculatore vuole fare credere.

La vera differenza l’ha fatta il modo diverso ed inadeguato di pasturare le banche da parte della BCE rispetto alla FED e la BOE.

Ora comunque che appena le banche italiane respirano ecco, che i sindacati totalmente miopi nel valutare che non stanno parlando con soggetti sani e tanto meno risanati, tornano a battere cassa.

Il ri-adeguamento del TFR richiesto dal sindacato dei bancari

In linea teorica la richiesta dei sindacati potrebbe anche apparire logica ed avere un senso.
Nella realtà dei fatti i sindacati dei bancari stanno nuovamente scombinando il precario equilibrio che la banche sopravvissute alla crisi hanno raggiunto.

Lor signori non sanno che gli istituti bancari sono ancora inquinati da miliardi di asset tossici sepolti sotto obbligazioni, unit linked e fondi di casa?
O al massimo gentilmente scambiati come le figurine con qualche banca amica?
Da dove vengono i sindacalisti dei bancari da Marte?

Un costo da 200 milioni l’anno per le banche italiane

La vertenza apre un terreno di scontro molto ampio: i sindacati vogliono che gli istituti bancari  ripristinino partendo da inizio gennaio il vecchio metodo di calcolo del TFR.
Si vuole la chiusura  formula light, introdotta con il sesto comma dell’articolo 81 del contratto del gennaio 2012.
In quel momento lo spread Btp-Bund era in vista di quota 500.

Il meccanismo studiato per dare sollievo alle banche collegava la liquidazione solo a stipendio e scatti.
Il risparmio attualmente stimato si calcola intorno all’1,3-1,4% della retribuzione, all’incirca appunto 205 milioni l’anno.
Chiaramente questi vanno poi tarati  sui quattro anni di vigenza del contratto dei bancari: ergo si arriva a un totale di 820 milioni.

Quindi le banche si troverebbe a dovere mettere in cantiere un accantonamento supplementare stimabile in 200 milioni circa all’anno.

Un ‘idea potrebbe essere di rendere praticabile questa strada solo nel caso che gli istituti  chiudano il bilancio con degli utili.

In questo modo chissà forse le dirigenze saranno tentate di fare finalmente uscire tutti gli scheletri (leggi asset tossici) che detengono negli armadi alimentati dalla liquidità della BCE che comunque non potrà durare in eterno.

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