Banche italiane in rivolta: basta BTP se cambia il MES!

banche italiane

L’aggiornamento delle norme sul MES rischia di provocare disastri a livello nazionale a cominciare dalle banche italiane.

Le nostre banche sono infatti le detentrici di gran parte del debito pubblico nostrano.

Fanno da tramite obbligato al QE della BCE in uno strambo triangolo che nel caso il MES venga approvato nella nuova versione ipotizzata rischia di lasciarle col cerino in mano.

Il MES e il meccanismo salva stati che l’Unione Europea ha da anni introdotto e che ha già operato a favore di vari paesi, Grecia in testa ed Italia esclusa.

Anzi l’Italia con 14 miliardi è il terzo contributore dopo Germania e Francia.

Un’assurdità visto che poi da Bruxelles sono capaci di rimproverarci per iniziative in manovra molto inferiori alla suddetta mostruosa somma…

Ristrutturazione del debito pubblico uguale perdita colossale per tutti

Di fatto numerosi paesi nordici stanno insistendo per stringere drasticamente i criteri sulla base dei quali poi il MES potrà intervenire.

Per un paese indebitato come l’Italia l’unica via praticabile in caso di difficoltà sarà quella di ristrutturare il debito.

Facendo un mero  esempio (senza prendere per reali detti numeri) spostando a 70 il valore nominale attualmente a 100.

Il 70% di questi titoli è in mano a soggetti italiani quindi risulta facile capire chi pagherebbe il conto più salato.

Titoli di stato che poi siano detenuti tramite deposito titoli, fondi, gestioni o polizze non cambierebbe nulla.

La fregatura resterebbe colossale.

Le banche italiane alzano la voce

Per un Governo che, come sempre con l’UE, tace, alzano la voce le banche italiane.

In questo caso per fortuna!

“Noi siamo liberi di comprare titoli sovrani, non abbiamo un vincolo di portafoglio e in questa fase abbiamo circa 400 miliardi di debito pubblico italiano”.

Questo ha tuonato Antonio Patuelli Presidente dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana).

D’altronde le Banche, al netto di quanto rigirano regolarmente alle BCE nell’ambito del QE, detengono direttamente poco meno del 20% del debito pubblico.

Mica bruscolini!

Poi il CEO dell’ABI ha incalzato: ”cosa fa la Repubblica per tutelare il debito pubblico, non si tratta di debito delle banche. Se le condizioni relative al debito pubblico si alterano, o per maggiori assorbimenti o per elementi che favoriscono sinistri, è chiaro che le banche sottoscriveranno meno debito pubblico, non compreremo più”E ovviamente si riferiva ai titoli di stato, BTP in primis.

Situazione economica italiana monitorata

Come dimostra anche la cautela espressa dall’UE sul DPEF appena approvato dal Governo ( e ora in transito in Parlamento) la situazione economica italiana è fortemente monitorata.

Le news in termini di dati macroeconomici ultimamente non sono nemmeno male.

Ma è chiaro però che per l’Italia un restringimento dei parametri sarebbe una spada di Damocle pericolosissima.

Non solo, da una prima analisi pare che la ristrutturazione del debito sarebbe l’unica soluzione.

Se il Governo si sveglia c’è ancora tempo

Se si andasse su questa strada è lecito immaginare un fuggi fuggi dai nostri BTP.

I titoli italiani infatti verrebbero venduti a prezzi sempre più cedenti con conseguenze catastrofiche sul sistema Italia.

Per fortuna, prima del varo definitivo di queste modifiche del MES, si dovrà tenere una riunione dei capi di governo europei già fissata per dicembre.

Successivamente saranno i parlamentari europei a dover ratificare il tutto.

Insomma il tempo stringe, un Governo assennato deve muoversi e cercare alleanze da subito prima che sia troppo tardi.

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