Banche italiane in odore di  fusione?

Banche Italiane

Dopo il prossimo divorzio tra Deutsche Bank e Commerzbank, sul settore bancario torna il tema delle fusioni. Quale è la situazione delle banche italiane?

Il caso Commerzbank- Deutsche Bank

Croce e delizia del sistema bancario europeo, la Germania vanta l’economia più forte ma, anche, un sistema bancario a due facce. Da un lato le Landesbanken, ovvero le banche dei Länder e le Sparkassen. Si tratta di istituti bancari di diritto pubblico in mano in tutto e per tutto alle Regioni, focalizzate sullo sviluppo del credito e dell’economia locale. Clienti principali sono la classe media locale e le piccole imprese che sfruttano, tra le altre cose, prezzi più bassi rispetto alla media nazionale, dei servizi bancari.

Va da sé che sono fortemente legate al territorio e, quindi, ottimo bacino di voti. Il che spiega perché, per volontà del governo Merkel, non sono mai rientrate nell’ombrello di controllo della Bce e nemmeno sono state mai trasformate in Spa.

Fusione solo rinviata?

Dall’altro lato ci sono, poi, i grandi colossi con i piedi d’argilla. Primi fra tutti: Deutsche Bank e Commerzbank, protagonisti, in queste ultime settimane, di clamorosi colloqui per un altrettanto clamorosa fusione. Ma, come sempre le cronache hanno sottolineato, proprio nella giornata di ieri è stato ufficializzato il fallimento delle trattative. Pochi vantaggi e troppi rischi.

Banche Italiane e Il sistema Italia

Ma al di là di questo in molti guardano al variegato panorama italiano, protagonista di diverse riforme del settore. Anche costose per molti istituti. Un esempio è quello della travagliata storia di Mps che, dopo il rischio del fallimento, adesso potrebbe essere in cerca di un appoggio per una fusione. L’istituto senese, vero e proprio bancomat per le esigenze politiche passate (come le varie inchieste aperte sul suo fronte hanno dimostrato) è  sotto osservazione anche dalla Banca centrale europea.

Le richieste della Bce

La bozza di decisione sullo SREP 2019, ha messo in evidenza i punti deboli dell’istituto. La richiesta esplicita rivolta ai vertici è stata quella di aumentare i livelli di copertura sullo stock di NPL. Ma questa richiesta è stata interpretata dai mercati anche come un richiamo per tutte le altre banche. E’ noto, infatti, che il settore del credito tricolore deve scontare non solo l’ancestrale pegno del carico abnorme di Btp in pancia ai vari istituti ma anche la presenza di un carico notevole di crediti deteriorati.

Carico che, dopo le ultime richieste di Bruxelles, ha subito dei drastici tagli.

Le possibili fusioni delle banche italiane

Il frammentato panorama italiano è contraddistinto da tante realtà troppo piccole per reggere alla concorrenza dei colossi. Ma anche per riuscire a resistere alla volatilità dei mercati e alla pressione, sempre più forte, dell’economia. Ecco spiegata l’esigenza di una serie di fusioni che, alla luce di quanto detto, diventano necessarie per la sopravvivenza stessa delle banche tricolori. Nelle ultime settimane è iniziata a circolare sulla stampa italiana una ipotesi alquanto suggestiva. Mps, Banco BPM, UBI Banca e BPER potrebbero essere protagoniste di una serie di fusioni. In altre parole dalle quattro, potrebbero nascere due istituti di credito di dimensioni maggiori.

Autorità e mercato vedrebbero la cosa di buon occhio. Se non altro perché, oltre alla razionalizzazione, si avrebbe anche un nuovo incremento alla modernizzazione. Una necessità vista la rivoluzione fintech ormai diventata realtà.

Ma anche dettata da precedenti clamorosi come il commissariamento di Banca Carige, attualmente in cerca anche lei di un partner commerciale per una fusione.

 Approfondimento

Analisi grafica principali Banche italiane

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