Banche centrali e Mercati: pericoli e spauracchi

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Dopo un 2018 di graduale pausa sui Mercati negli interventi di sostegno monetario le banche centrali di USA e UE avevano affrontato il 2019 con addirittura l’intento comune di intervenire al rialzo sui tassi.

Entrando nello specifico ex post, possiamo dire che se l’impostazione della FED, sospinta dalla forza dell’economia USA, aveva un senso, presuntuosa e supponente risultava l’intenzione della BCE.

Banche centrali al cambio di rotta nel 2019

Con un’economia UE in chiaro affanno si faceva affidamento sul presunto esempio e traino di stati virtuosi. Delle grandi nazioni praticamente la sola Germania.

Ed infatti, appena la Germania ha iniziato a  frenare l’impostazione della BCE si è completamente rovesciata.

La FED invece ha subito, più che le pressioni reiterate di Trump, l’assillo di vedersi attribuire la responsabilità per un trend negativo delle borse USA come non si vedeva da tempo.

L’economia USA si nutre da sempre anche della salute dei listini azionari, ed ecco spiegato il cambio di rotta di Powell e soci che hanno cancellato il piano di rialzi dei tassi previsto per il 2019.

Il vero rischio per le banche centrali è una ripresa dell’inflazione

Premesso che la FED al momento non ha manifestato intenzioni riguardo a tagli dei tassi è evidente che il contesto monetario è di nuovo espansivo.

Reduci dall’era dei QE va detto che la ricetta anti-crisi dell’espansione monetaria ha funzionato perché si è comunque sempre tenuto lontano il pericolo dell’inflazione.

Spauracchio inflazione che tanto poco piacerebbe ai mercati.

Capire quanta sia stata la casualità e quanto la guida delle banche centrali e tenere ferma l’inflazione è compito complesso.

L’incidenza della crisi sub-prime nella gestione e nel contenimento dell’inflazione

E’ indubitabile che le imponenti manovre monetarie redatte dalle banche centrali hanno aiutato l’economia senza generare inflazione anche proprio per la virulenza che la crisi sub-prime aveva immesso nel sistema.

Banche Centrali e Mercati: ora la situazione è diversa.

L’economia USA in particolare è ancora all’interno di un ciclo economico virtuoso senza precedenti.

Tra l’altro anche i paesi, cosiddetti emergenti, a cominciare dalla Cina stanno attivando manovre finalizzate al sostegno delle proprie economie sul modello americano.

Ecco, solo l’Europa probabilmente zoppica talmente da rimanere fuori dalla possibilità di una rapida e diffusa ripresa economica in grande stile.

In ogni caso la massa monetaria che potrebbe piovere nel sistema finanziario è ingente e cadrebbe in un contesto molto meno critico del post –sub-prime.

Questo è il vero rischio per le banche centrali.

Vale a dire che, al dunque, la moneta immessa anche solo sotto forma di tagli dei tassi (in USA) e TLTRO (in Europa) possa quanto meno favorire il rialzarsi dell’inflazione.

A quel punto di dovrà decidere se favore i mercati lasciando la politica monetaria immutata o se “bastonarli” per contenere l’inflazione rialzando i tassi.

Al momento le probabilità di una ripresa inflazionistica significativa non superano comunque il 30%…

 

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