Banche centrali accomodanti: bolla per l’azionario?

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Con le dichiarazioni di apertura e molto concilianti di ieri di Mario Draghi anche la BCE è entrata ufficialmente nel consesso della banche centrali accomodanti.

Linfa vitale per i mercati azionari che affamati di liquidità a basso costo (se non a tasso zero) difficilmente potranno concedersi grandi ribassi in un simile contesto monetario.

Le borse in scia alla manovre della banche centrali

A precisa domanda sull’ipotesi che le politiche delle banche centrali siano, di fatto, un indirizzo per i mercati azionari ieri Draghi ha risposto negando.
La realtà storica ci dice invece esattamente il contrario.

Negli ultimi anni, in particolare dopo la crisi sub-prime, le borse hanno quasi sempre navigato col sostegno della enorme massa di liquidità che i vari QE (oggi sotto forma di TLTRO) hanno immesso nel sistema finanziario.

Cosa fanno le banche con la liquidità della banche centrali?

Le banche in parte lo hanno utilizzato per tappare le proprie falle, in parte (marginale in Europa) per erogare credito, in parte rilevante per attività in ambito finanziario e speculativo alla ricerca di rendimenti.

E i dividendi di borsa sono certo più appetibili delle cedole dei bond che salvo qualche eccezione (tipo i nostri BTP) navigano da anni intorno allo zero.

Questo rendimento scadente sui bond si è, man mano che la banche centrali procedevano nei loro piani di acquisto, esteso anche alle scadenze più lunghe.
Di conseguenza i dividendi azionari sono davvero diventati un’alternativa quasi unica per la remunerazione dei portafogli.
E, dopo l’esperienza sub-prime, probabilmente valutati con un rischio inferiore a quello di riprendere un’attività creditizia su larga scala.

Le Banche centrali erogano ma con diverse modalità di vincolo sulle risorse

Quel che è apparso evidente in questi anni è che in America e in Gran Bretagna gli interventi di più ampia portata delle banche centrali (FED e BOE), attive anche sugli asset tossici, hanno portato effetti diversi sull’attività creditizia rispetto all’UE.

E, di conseguenza, sui rispettivi cicli economici.

Direttive troppo blande da parte della BCE

E’ chiaro che in Gran Bretagna il ruolo di governo delle liquidità immesse nelle banche è stato facilitato dalla nazionalizzazione delle banche stesse.

Negli USA la pulizia dagli asset tossici ha reso le banche più libere di erogare nuovo credito ad ampio raggio.

La BCE invece ha lasciato troppa discrezionalità alle banche riguardo a come utilizzare la liquidità ricevuta. Gratis o quasi.

Bolla o non bolla sulle borse?

Quello che ora resta da chiarire è se questa nuova ondata di liquidità produrrà una bolla sui mercati azionari o meno?

L’idea è che se Draghi e la BCE confermeranno l’intenzione di erogare anche per l’acquisto di bond non governativi daranno un forte contributo al risanamento del sistema creditizio europeo.

Di conseguenza anche l’economia reale ne trarrà enormi benefici.
Pertanto un eventuale forte rialzo delle borse in simile contesto sarebbe assolutamente sano e naturale.

Viceversa se le borse dovessero salire soltanto in preda agli impulsi da liquidità, al di fuori di una ripresa del normale credito a sostegno della produzione, allora dovremmo certamente, in caso di rialzo delle borse, parlare di bolla.

E come tale meritevole di grande attenzione nel money management delle posizioni.

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