Azioni da evitare con la guerra commerciale

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Ci sono assets ed azioni da evitare in questo frangente?

La guerra dei dazi, ovvero la tanto temuta guerra commerciale, ha raggiunto un momento di stasi. L’attesa è per il G20 di fine mese. Ma nel frattempo alcune azioni sono andate in rosso proprio per la guerra commerciale. Ecco quali evitare.

Azioni da evitare con la guerra commerciale

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si sta trasformando in una guerra tecnologica in piena regola. La prima “vittima” cinese è stata la società telefonica Huawei, partner di molte aziende a stelle e strisce le quali, adesso, per vendere i loro prodotti, hanno bisogno di speciali autorizzazioni. Ma, come detto, è tutto il settore tecnologico a patire. Infatti questa mossa potrebbe causare danni collaterali anche sul lungo termine alla maggior parte dei produttore di chip e semiconduttori.

Azioni italiane da evitare con la guerra commerciale

Ne sa qualcosa anche STM (Raccomandazioni e Scheda tecnica), società italo-francese, che oggi, a Piazza Affari, occupa l’ultimo posto del Ftse Mib. Qualche minuto prima delle 10, infatti, le azioni segnano un -2,7%, zavorra che si appesantisce anche sulla scia dei conti di Broadcom (AVGO). Qualche giorno fa, infatti, la multinazionale Usa ha tagliato i numeri sulle sue vendite annuali. Tradotto in numeri si parla di un -10% (2 miliardi di dollari) della sua attività core: La colpa? L’export verso la Cina e, nello specifico, verso proprio Huawei.

Azioni statunitensi da evitare con la guerra commerciale

Spostandosi sul fronte statunitense, ci sono anche altri nomi da monitorare e per la precisione Micron (MU), terzo produttore al mondo di chip di memoria DRAM e NAND. Questi, peraltro, stanno ancora scontando un surplus di offerta registrato già nel 2018, situazione che rischia di non cambiare fino al 2020. Un problema non indifferente visto che proprio su questi chip si fonda la quasi totalità delle entrate di Micron. Da sottolineare che la Cina rappresenta anche il 57% dei ricavi di Micron. Come se ciò non bastasse, proprio in conseguenza delle tensioni internazionali sul settore tech, la Cina sta lavorando a dei propri chip molto simili a quelli offerti da Micron. Lo scopo è quello di tagliare la sua dipendenza dai prodotti Usa. Risultato: per gli analisti ricavi e i guadagni di Micron potrebbero vedere un 2019 all’insegna del crollo. Anche in questo caso sono i numeri a decidere: -23% e -47%, rispettivamente su ricavi e guadagni.

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