Avvisi di garanzia di mezza estate

Giuseppe Conte avvisi di garanzia

A quanto pare, l’estate non porta molto bene, per usare un eufemismo, ai Governi presieduti da Giuseppe Conte.

Il primo cadde in estate, ed ora, non è certo un sogno armonioso di mezza estate, come nella musica di Mendelssohn, quello che è giunto a Presidente del Consiglio e ad alcuni ministri, ma un avviso di garanzia.

Ma cosa significa avviso di garanzia? Quali i reati contestati? E la posizione della procura? Il Governo potrebbe cadere?

Rispondiamo a tutti questi quesiti, ed altri ancora, nel presente articolo, spiegando tecnicismi di diritto e procedura penale, ma formulando anche alcune considerazioni di analisi politologica.

Avvisi di garanzia di mezza estate

È stata la procura di Roma ad inoltrare l’avviso di garanzia.

Si tratta di una comunicazione di chiusura indagini su illeciti penali, quello che nel vecchio codice Rocco era denominata comunicazione giudiziaria.

La differenza fondamentale è che mentre la comunicazione giudiziaria si doveva inoltrare sin dall’inizio, l’avviso di garanzia viene invece comunicato alla fine delle indagini preliminari o in occasione di partecipazione dell’indagato ad un atto d’indagine.

Ma quali sono i reati contestati e quali, oltre a Conte, i ministri indagati?

A proposito di avvisi di garanzia di mezza estate, sono stati indagati anche Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza.

I reati contestati sono molto gravi. Si va dall’abuso in atti d’ufficio financo ad una fattispecie rara, come l’attentato alla Costituzione.

A quanto pare, le accuse traggono origine da denunce, presentate da più soggetti, durante il periodo dei provvedimenti più restrittivi della libertà personale, come il lockdown. Si tratta, quindi, di accuse che muovevano soprattutto dall’ipotesi che certi atti non potessero essere compiuti e che, quindi, avrebbero travalicato i limiti dei legittimi poteri conferiti a Presidente del Consiglio e ministri. Altre, invece, riconducono a possibili responsabilità colpose nella pandemia da Covid-19.

Art. 110 del codice penale

I diversi reati sono correlati tra loro, come scrive la Procura, in base all’art. 110 del codice penale. Significa che sono o in concorso formale, o reati esecutivi di un unico disegno criminoso.

Il concorso formale si verifica quando con una singola azione o omissione si violano diverse disposizioni di legge. In questi casi non si applicherebbero, in caso di condanna, le singole sanzioni previste per ogni reato (cumulo materiale), ma solo quella più grave, aumentata sino al triplo. Ovviamente l’applicazione della sanzione, così conteggiata, non può mai superare la sanzione complessiva, che deriverebbe dall’applicazione di ogni singola pena.

Posizione della procura

La procura ha precisato che trattasi di atto dovuto. Con questa espressione sta ad indicare che ritiene le accuse infondate, e che intende chiedere, quindi, l’archiviazione.

Ma non è la procura a decidere. La decisione va presa dal competente giudice delle indagini preliminari, che può decidere di accogliere la richiesta di archiviazione, ma anche assumere altre decisioni. Come richiedere alla procura un supplemento di indagini, o decidere invece di far proseguire il processo e far quindi disporre la citazione degli indagati a giudizio.

Avvisi di garanzia di mezza estate. Cosa succederà?

Se non verrà disposta l’archiviazione, Conte e gli altri ministri saranno giudicati dalla Corte Costituzionale. Questo perché, ai sensi Art. 13 codice procedura penale, se tra i reati in concorso, da giudicare ne è presente uno di competenza della Corte, come l’Attentato alla Costituzione, la competenza per tutti i reati rientra sempre in questa speciale giurisdizione.

Quanto all’esito del procedimento, solitamente se la Procura è favorevole all’archiviazione, ovviamente gli indagati partono avvantaggiati.

Ma non è scontato, comunque, che l’esito sia necessariamente questo.

Si tratta di reati particolarmente complessi da valutare, anche solo nella loro sussistenza, a partire dall’abuso in atti d’ufficio e dall’Attentato alla Costituzione.

Quali i limiti dei pubblici poteri? Quali gli elementi costitutivi di questi reati e quando, quindi, tali illeciti si possono effettivamente ritenere sussistenti?

Ad almeno una parte di tali quesiti, peraltro, non dimentichiamo che ha già dato una risposta il giudice di pace di Frosinone. Considerando una serie di provvedimenti del governo palesemente illegittimi.

E considerando un’oceanica bibliografia su questi temi, si noterà che le opinioni di dottrina e giurisprudenza al riguardo sono tutt’altro che unanimi.

Pertanto, anche solo questa incertezza non consente facili pronostici sull’esito delle incriminazioni.

Ripercussioni politiche: il Governo potrebbe cadere?

Chiariti quindi alcuni tecnicismi, su aspetti forse non così chiari per tutti i lettori, precisiamo che non intendiamo valutare l’aspetto legale della eventuale responsabilità penale.

Anche perché bisognerebbe avere i documenti in mano, per farsi anche solo un’idea. Soprattutto in relazione a fattispecie di reato così articolate e complesse.

Ma non vogliamo esimerci dall’affrontare un altro profilo della questione, quello delle eventuali ripercussioni politiche.

Eravamo comunque in una fase particolarmente delicata della situazione politica, anche a prescindere dal procedimento penale.

Soprattutto in considerazione della difficile situazione in cui è venuto a trovarsi il nostro Paese. Sia sotto il profilo dei diritti civili, che dell’economia a seguito della chiusura e delle limitazioni conseguenti al Covid-19.

Molte le tensioni anche nella maggioranza, come hanno evidenziato, ad esempio, le diatribe sull’uso del MES.

A questo punto, è ovvio che la tentazione, per qualcuno, di far leva anche sulle vicende giudiziarie, per terminare questa esperienza di governo, potrebbe essere forte.

Ma esistono anche altri elementi che potrebbero spingere in questa direzione.

Soprattutto uno. Mi riferisco alla posizione, assunta a suo tempo dai pentastellati, sui politici indagati.

Dico a suo tempo, perché poi i cinque stelle hanno assunto posizioni abbastanza ondivaghe sulla questione se un politico indagato debba dimettersi o meno.

Lo sostenevano, ad esempio, nel caso Siri, che riguardava la Lega, ma non erano dello stesso avviso quando fu indagata la sindaca pentastellata di Roma, guarda caso.

Ma ora?

La mia riflessione riconduce soprattutto a questo.

Il Movimento 5 Stelle, anche a prescindere da talune specificità programmatiche, aveva voluto distinguersi dagli altri partiti soprattutto per una presunta superiorità morale ed aveva fatto della necessità di non essere solo onesti, ma anche di apparirlo, quasi una componente costitutiva del proprio dna politico.

Peraltro nel caso in questione, una parte significativa dei reati contestati non riconduce solo ad ipotesi di epidemia colposa, ma riguarda proprio il corretto svolgimento delle pubbliche funzioni, da parte di politici di primo piano.

È vero che la procura, a quanto pare, domanderà l’archiviazione, ma soprattutto se il magistrato decidente non la accordasse?

E comunque, la valutazione della procura è pur sempre la valutazione di taluno, che evidentemente ha opinioni che possono non essere condivise.

Non sempre chi prosciolto o con procedimenti archiviati, è necessariamente estraneo ai fatti. E di qui, infatti, il concetto, che era proprio dei pentastellati, di dover non solo essere, ma anche apparire senza macchia. Visto che, secondo tale concezione, non bisognerebbe trincerarsi dietro la presunzione di non colpevolezza.

La quota maggioritaria dei 5 Stelle

Mi sono riferito ai Cinque Stelle perché è loro la quota maggioritaria in questa maggioranza e perché lo stesso Presidente del Consiglio, anche se appare su una posizione di autonomia, è sempre stato comunque considerato in quota 5 Stelle.

Credo sarebbe francamente poco credibile domandare ad avversari politici di dimettersi, se indagati, per non farlo quando invece le contestazioni dei magistrati giungono a casa propria.

Che coerenza sarebbe?

Qualcuno potrebbe dire che forse, in questo momento, la cosa sarebbe poco opportuna per i destini dell’Italia.

Non ne sarei così sicuro.

Forse anche i mercati festeggerebbero, se arrivasse uno come Draghi, ed anche solo questo effetto, specie se sufficientemente ampliato da un sentiment ottimista, potrebbe da solo valere una significativa riduzione dello spread e, quindi, degli interessi che paghiamo sul debito.

Quel che talora osservano taluni analisti, quando dicono che anche solo l’annuncio di un probabile, futuro premier, potrebbe valere quello che a volte non si riesce a conseguire con diverse finanziarie.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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