Autostrade per l’Italia: trovata l’intesa? Sviluppi e problematiche

autostrade

Se ieri abbiamo parlato degli scottanti dossier del governo Conte, oggi le ultime notizie ci restituiscono, invece, l’avvio di una possibile definizione di uno tra i più articolati e complessi, quello relativo ad Autostrade per l’Italia.

Autostrade per l’Italia: trovata l’intesa?

I termini dell’accordo, definito con i Benetton, ricondurrebbero alle seguenti linee essenziali: Atlantia uscirebbe gradualmente dalla società e vi entrerebbe Cassa depositi e prestiti, sino ad arrivare ad una diversa compagine societaria, che veda in maggioranza la banca di stato ed in minoranza la famiglia.

Intanto i ministri Gualtieri e De Micheli si occuperebbero di definire altri aspetti integrativi della questione, come tariffari modificati ed altri punti.

Tutto risolto, dunque?

Personalmente, non direi proprio. Vediamo perché.

Esistono diverse problematiche, che vanno attentamente esaminate, per comprendere i punti nodali sul tappeto.

Possiamo elencare i principali come segue:

  • Revoca definitivamente tramontata?
  • Il ruolo di una società come Cdp
  • Scongiurato il contenzioso legale?
  • Il decreto mille proroghe e l’interpretazione dell’articolo 35.

Prima di entrare nel merito delle diverse problematiche, va precisato che molte di queste riconducono ad aspetti legali e, quindi, come tutte le questioni giuridiche, sono soggette a certi margini di discrezionalità interpretativa, ragion per cui naturalmente la lettura che ne offrirò, risentirà necessariamente della mia personale valutazione.

Revoca definitivamente tramontata?

A differenza di quel che si potrebbe pensare, l’ipotesi di revoca non è affatto tramontata.

Quello che si è raggiunto, infatti, è solo una sorta di ipotesi transattiva, per evitarla. Ma, come noto, un conto è aver raggiunto un accordo, ben altro conto è il suo adempimento. Non a caso, traspare sempre una sorta di clima di sfiducia nelle parole del premier, quando sbandiera la minaccia della revoca, se l’accordo non sarà rispettato.

Il tutto, peraltro, ben sapendo, comunque, che non solo il team legale dei Benetton, ma la stessa Avvocatura dello Stato, dopo un approfondito esame di tutte le normative applicabili alla fattispecie, ha dichiarato la possibilità di una richiesta di indennizzo in caso di revoca e la possibilità di un suo accoglimento in sede giudiziaria.

Come mai Conte non dice una parola su questo?

Peraltro dopo aver dichiarato che ci sono tutte le soluzioni.

E la soluzione su questo punto, cioè su come affrontare un eventuale contenzioso, in cui la vittoria eventuale della famiglia si tradurrebbe in un onere a carico di tutti gli italiani, in cosa consisterebbe?

A quanto pare, non è dato saperlo.

Personalmente, visto anche il grado di approfondimento e la capacità di analisi dell’Avvocatura dello stato, non posso che considerare rilevante la sua opinione, ritenendo quindi che tale onere sarebbe tutt’altro che improbabile, in caso di revoca.

Autostrade per l’Italia: il ruolo di Cdp

Possiamo considerare Cassa depositi e prestiti, a tutti gli effetti, una banca di stato. Ma se tale istituto indubbiamente svolge la funzione di holding di partecipazioni anche industriali, quindi sotto il profilo finanziario, sa poi svolgere un ruolo sufficiente nella loro gestione e sotto il profilo degli aspetti industriali e tecnici?

E’ il grande tema del capitalismo misto, pubblico e privato, che ritorna.

Ed alla Cdp si guarda, evidentemente, quando si ritiene che il privato sia manchevole.

Purtroppo dobbiamo dirlo chiaramente. E qui esprimo soprattutto una mia idea.

La circostanza che qualcuno abbia gestito male, o pessimamente, una delle importanti infrastrutture del nostro paese, non implica necessariamente che un possibile sostituto farebbe meglio. Anche perché dire Cdp significa dire, in altri termini, apparato pubblico o comunque a partecipazione statale, con una quota di oltre l’80 per cento detenuta, appunto, dal Ministero dell’economia.

Ma spesso affrontare gestioni imprenditoriali va oltre gli aspetti meramente finanziari e, quindi, avrei visto come decisamente preferibile almeno un altro soggetto, con vocazione maggiormente industriale.

Certo, stando alle normative, anche internazionali, si dovrà ricercarlo con una gara. E in caso di revoca, gara probabilmente destinata a durare non certo poco tempo, ma intanto la soluzione trovata, diciamolo, non mi pare tra le migliori.

A maggior ragione, poi, se dovesse diventare l’assetto definitivo nella gestione di Aspi.

Scongiurato il contenzioso legale?

Intanto, come osservavo nelle precedenti considerazioni, un contenzioso legale è tutt’altro che scongiurato.

Ma questo non riguarda solo la questione del rapporto tra concessionaria e Stato in caso di revoca, ma anche un altro aspetto, di cui mi pare che nessuno parli.

Ed allora, ecco un punto non sufficientemente approfondito.

Il decreto mille proroghe e l’interpretazione dell’articolo 35

L’articolo 35 del cosiddetto decreto milleproroghe riguarda proprio la materia in oggetto, e prevede anche quanto segue: “

Disposizioni in materia di concessioni autostradali

 

In caso di revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade, ivi incluse quelle sottoposte a pedaggio, nelle more dello  svolgimento   delle   procedure   di   gara   per l’affidamento a  nuovo  concessionario,  per  il  tempo  strettamente necessario  alla  sua  individuazione,  ANAS  S.p.a.,  in  attuazione dell’articolo 36, comma 3, del decreto-legge 6 luglio  2011,  n.  98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio  2011,  n.  111, puo’  assumere  la  gestione  delle  medesime,  nonche’  svolgere  le attivita’ di manutenzione  ordinaria  e  straordinaria  e  quelle  di investimento finalizzate alla loro  riqualificazione  o  adeguamento.”

Espressamente, quindi, tale norma prevede proprio la regolamentazione delle competenze per un caso di revoca.

Questo articolo prevede quindi diverse cose.

Intanto, non un obbligo per l’Anas di assumere la gestione di concessioni revocate, certamente, in quanto non si afferma che tale ente abbia un obbligo, né si usa l’espressione equivalente “assume”, che significa, appunto, avere l’obbligo di assumere. Ma è certamente una facoltà, ex lege.

Applicazione analogica dell’art. 35?

Certo, la revoca non c’è stata, ma in ambito giuridico si dovrebbero considerare anche le possibilità di applicazione analogica.

Cosa significa tutto questo?

Senza eccessivi tecnicismi legali, significa che casi simili, o analoghi potrebbero consentire l’applicazione di norme non esattamente previste per quei casi, ma per casi analoghi.

E qui siamo probabilmente in presenza di casi analoghi.

Non si è arrivati sinora alla revoca della concessione, ma una revoca aleggia come minaccia ventilata dal premier.

Siamo quindi in una situazione per certi versi analoga.

Quindi sorge spontanea questa domanda: Potrebbe, Anas, rivendicare una sua facoltà ex lege di gestione nella fase attuale, non fosse che in virtù di un’applicazione dell’art. 35 quanto meno in via di analogia legis?

Ma sorge anche un’altra questione.

Anche se Anas, come ente, non avesse attualmente alcuna intenzione di sostituire Cdp, successivi sviluppi potrebbero portarla alla sostituzione dell’attuale concessionario e anche di Cdp in vista di un possibile assetto con quota maggioritaria detenuta da Anas.

Ancor prima di una revoca e, anzi, a prescindere da questa.

Autostrade per l’Italia: Sarebbe quindi meglio affidare la gestione a Cdp o ad Anas?

Come notiamo, i dubbi e gli interrogativi sono ancora molti. E probabilmente alcuni che potrebbero insorgere, anche in relazione a determinate norme (come appunto l’art 35 del milleproroghe) non sono neppure stati individuati e trattati. In base almeno alle informazioni disponibili sinora.

Mi rendo conto che i dossier coinvolgono anche normative articolate e complesse, ed anche il legislatore spesso le conosce solo per sommi capi, visto che poi, di fatto, tecnicamente, chi si occupa della definizione dell’elaborato normativo non è il soggetto politico direttamente, ma un organo tecnico, quale il Dagl.

E spesso, infatti, l’organo politico si limita a scegliere tra diverse opzioni di elaborati normativi alternativi, al medesimo sottoposti dagli organi tecnici, uffici legislativi etc.

Ma si presuppone che su taluni fondamentali aspetti (a parere del sottoscritto, quelli di cui all’art 35 sopra richiamato lo sono) gli organi tecnici di supporto e, quindi, gli organi politici dovrebbero necessariamente svolgere tutti gli approfondimenti del caso.

Probabilmente in questa situazione tali aspetti sono stati effettivamente non considerati o ne è stata ridimensionata la rilevanza.

Un errore non da poco, ad avviso di chi scrive.

Comunque si tratta di una situazione, quella di Autostrade per l’Italia, in fieri, e non resta che seguirne gli sviluppi.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Consigliati per te