Attenzione che la BCE non comprerà per sempre il nostro debito pubblico: e dopo cosa succederà?

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Attenzione che la BCE non comprerà per sempre il nostro debito pubblico: e dopo cosa succederà? Chi può saperlo? Possiamo solo dire con certezza che gli aiuti della BCE, iniziati sotto l’era di Mario Draghi, e proseguiti sotto quella della Lagarde, non dureranno per sempre. Purtroppo o per fortuna? Chi è assistenzialista, e anche deteriore, dirà purtroppo. Chi non lo è, dirà per fortuna.

Dalla BCE la voce autorevole, a cambiare registro in Italia, è quella di Luis De Guindos, il Vice Presidente della banca centrale. Che ha confermato quanto espresso più volte dall’istituto di Francoforte. Ovvero che la BCE, con ogni probabilità, estenderà il piano di acquisti straordinario di titoli obbligazionari del PEPP. E che lo farà oltre il termine del giugno 2021.

Ma ha anche detto, chiaro e forte, che l’Italia deve essere più competitiva. E che, finita l’emergenza, le riforme non potranno essere rimandate per nessun motivo. Perché il principale motore della crescita non è la politica monetaria. Ma l’azione di riforma e di bilancio dei governi. Traduzione: gli aiuti non dureranno per sempre. Dopo dovrete fare da soli. E farlo bene, se volete avere qualche speranza. Quindi, attenzione che la BCE non comprerà per sempre il nostro debito pubblico: e dopo cosa succederà?

Attenzione che la BCE non comprerà per sempre il nostro debito pubblico: e dopo cosa succederà?

Se mai c’è stato un dubbio, questa è la pietra tombale sul sovranismo monetarista, caro a parecchi economisti, sia di destra che di sinistra. I quali vorrebbero che fosse il debito pubblico sovrano che finanziasse tutti i costi del vecchio debito, nonché quelli della ripresa economica post pandemia. Il problema è che costoro pensano che la BCE continui ad acquistare il nostro debito pubblico anche sul mercato secondario. Ora lo sta facendo solo al momento dell’emissione, sul primario. E che questo fatto, in effetti, monetizzi il nostro crescente debito. Che arriverà al 170% a dicembre, rispetto al PIL.

Draghi ha sempre ripetuto che la politica monetaria, da sola, non è sufficiente. Non basta a far arrivare l’enorme liquidità immessa nel sistema all’economia reale. Ci vogliono anche politiche di bilancio opportunamente costruite e sincronizzate da parte dei governi. E senza le riforme a cui accennava De Guindos, niente soldi dall’Europa. Niente Recovery Fund, niente MES, niente SURE, niente soldi della BEI. La monetizzazione del nostro debito, poi, non è possibile. Perché la BCE è indipendente, e aiuta, per quanto può. Ma non può e non deve sostituirsi ai governi ed alle loro politiche fiscali e di bilancio. Che in Italia, purtroppo, nessuno fa perché non sa che pesci prendere.

Cosa succederà dopo?

Dipende esclusivamente da cosa è stato fatto. Se avremo capito che le riforme, per quanto impopolari, vadano fatte, avremo tutti i soldi che ci servono per farle e per modernizzare il Paese. Se, viceversa, continuerà l’attuale immobilismo, saranno grossi problemi. In America, la FED non può monetizzare il debito dei singoli stati che compongono gli Stati Uniti. Che, infatti, possono finire in bancarotta, se non sanno gestire bene le loro politiche fiscali e di bilancio. Non si vede perché debba farlo la BCE, che infatti segue la stessa regola, come visto prima. Italia avvistata, mezzo salvata.

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