Attenzione a 3 patate bollenti per i proprietari di seconde case che non possono più fingere di ignorare

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I risparmiatori italiani ricorderanno certamente gli anni Ottanta e Novanta per via dei rendimenti succulenti di BTP e Buoni postali a lungo termine.

Un altro cavallo di battaglia è stato anche il mattone: sicuro, affidabile, e proiettato (allora) in un trend crescente di lungo periodo. Cioè i prezzi degli immobili si rivalutavano spesso, sia per l’inflazione che per la forte domanda del bene-casa.

Oggi però si tratta spesso solo di lontani e sbiaditi ricordi. Con riferimento agli investimenti immobiliari, oggi mettiamo in luce tre rogne che quel mercato spesso riserva. Entriamo nel vivo del discorso e spieghiamo il perché dell’invito a prestare attenzione a 3 patate bollenti per i proprietari di seconde case che non possono più fingere di ignorare.

I tempi morti dello sfitto-stabile con cui i proprietari di seconde case non possono più fingere di ignorare

Una prima grana rimanda al tempo medio per l’affitto di un appartamento. In genere si parla di una media di 70-90 giorni d’attesa e ricerca. Tradotto vuol dire almeno 2 o 3 mensilità perse tra un cambio di inquilino e un altro. Tutto dipende dalla tipologia dell’immobile, la sua ubicazione, la domanda di quella specifica tipologia di soluzione.

Si tratta di mesi in cui quel capitale non rende nulla e sul quale vanno comunque pagati i costi fissi (condominio, IMU, etc).

Ma quel che è peggio è che oggi la mobilità dei lavori e dei lavoratori, delle persone e delle situazioni, rende quel turn over più elevato. Rendendo lo sfitto dello stabile una situazione più frequente e tutt’altro che remota.

Le morosità e i ritardi nella riscossione delle pigioni

Continuiamo a spiegare il perché prestare attenzione a 3 patate bollenti per i proprietari di seconde case che non possono più fingere di ignorare. Una seconda ragione rimanda dritti dritti allo spinoso capitolo delle morosità e dei pagamenti in ritardo.

I più scettici penseranno che si tratterà di eventi remoti e alquanto improbabili. Nulla di più distante dalla realtà, anche alla luce di una recentissima indagine di un noto portale immobiliare italiano.

Tale indagine ha infatti evidenziato come nell’ultimo decennio il 62% degli inquilini abbia pagato il canone mensile in ritardo. Ancora: un proprietario su due ha dichiarato di aver perso in media 9 canoni d’affitto nell’arco dei 10 anni, cioè quasi uno all’anno.

Quasi impossibile quindi parlare di eventi sporadici o accidentali davanti a simili percentuali e riscontri empirici.

Dunque, attenzione a 3 patate bollenti per i proprietari di seconde case che non possono più fingere di ignorare

La terza grana rimanda infine alla fatica con cui il capitale immobiliare si rivaluta nel corso del tempo. Secondo i dati diffusi da un noto network di agenzie immobiliari, dal 2000 ad oggi la rivalutazione del valore delle case è stata mediamente pari al 37,8%.

Il dato si riferisce però solo alle medi-grandi città, per cui non deve trarre in inganno. Nel senso che questo dato sulla rivalutazione dei valori riguarda più che altro città dove la domanda di case è forte di suo.

Per il resto del Paese poi la crescita dei valori è stata meno robusta. Anzi, secondo alcuni esperti di settori in certe aree i valori (in termini reali) sono pressoché fermi a quelli di inizio secolo.

Detta diversamente, se a Milano la rivalutazione dei valori delle case è stata pari del 102% in 20 anni, altrove le cose sono andate molto diversamente. E l’Italia, che di certo tanto deve alla città meneghina, è fatta anche di tanti altri paesi di provincia e medio-piccole città.

La regola madre non mente mai: diversificare sempre

Ora un ultimo interrogativo, a chiusura del perché fare attenzione a 3 patate bollenti per i proprietari di seconde case che non possono più fingere di ignorare.

È vero da decenni ci portiamo avanti il mito del mattone quale forma d’investimento sicura e vincente. Ma alle soglie del 2021 la graniticità di una simile affermazione è ancora al 100% valida?

La realtà è fatta di risposte concrete e non tanto di bei ricordi del passato. Nessuno sta qui “smontando” l’investimento immobiliare che, dove ben studiato, si rivela vincente, molto redditizio e soddisfacente.

Più semplicemente diciamo che forse si potrebbero ottenere simili rendimenti impiegando diversamente quei 100/200mila euro del valore dell’immobile.

La parola magica come sempre si chiama diversificazione. Ossia combinazione sapiente di componenti a bassissimo rischio (magari strappando anche un 1,50-2,00% di rendimento lordo) con piccole fiches più dinamiche. Solo laddove compatibili con il proprio profilo di rischio.

Del resto una simile strategia avrebbe un tratto in comune con l’investimento nel mattone: il lungo periodo. Cioè almeno 10 anni come orizzonte temporale. Ma senza grattacapi in termini di ricerca di nuovi inquilini, di utenze non pagate, muri interni abbattuti, pigioni non riscosse, etc.

Concludendo, attenzione a 3 patate bollenti per i proprietari di seconde case che non possono più fingere di ignorare. Infine, nell’articolo di cui qui il link illustriamo qual è l’investimento sbagliato e quello forte del 2021.

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