Attacco americano ai nostri soldi

Banca d'Italia

Il New York Times ha insinuato sul nostro sistema bancario, e l’attacco americano ai nostri soldi non è piaciuto al vicedirettore generale della Banca d’Italia Federico Signorini. Punto per punto ha smontato tutte le illazioni giunte dall’altro capo del mondo, bollando come “rappresentazione alquanto fuorviante” sull’Italia e su una prossima crisi del sistema creditizio.

La verità di Banca d’Italia

Signorini per sgomberare qualunque illazione scrive alla testata giornalistica americana che le “banche negli ultimi anni si sono particolarmente rafforzate”. Detto cosi in modo semplicistico potrebbe far sorgere dubbi ma per avvalorare la sua tesi, snocciola vari dati facendo i dovuti raffronti con il 2007. Il rapporto di nuovi crediti deteriorati (Npl) sul totale dei finanziamenti in essere è all’1,2 per cento rispetto all’ultimo trimestre 2019, mentre quando tredici anni fa eravamo in pre crisi finanziaria mondiale si era al 2,1%. La quota dei crediti deteriorati è minore grazie proprio alle banche che si sono sbarazzate di queste quote.

La salute delle banche

A fine gennaio le banche  avevano nei loro portafogli titoli di Stato per 316 miliardi di euro. Le banche negli anni hanno rafforzato la propria base patrimoniale tanto da avere un coefficiente CET1 del 13,9%. A quei tempi si era a 7,1%. La redditività non ha subito particolari discostamenti, l’indice di redditività del capitale proprio 5%.

Le misure dello Stato

Con il clima da pandemia il Governo ha messo in campo azioni di sostegno alle banche per l’erogazione di credito a famiglie e imprese. La moratoria sul rimborso dei prestiti non genera nessun problema nella classificazione della qualità del credito di tali esposizioni. La qualità del credito se va in deterioramento dopo la moratoria, interverrà il Governo con garanzie pubbliche a parziale copertura delle esposizioni. Questo serve per tranquillizzare le banche a proseguire nell’erogazione del credito all’economia.

Dismissioni dei crediti deteriorati

Per i crediti deteriorati ci saranno degli incentivi fiscali per le aziende che procederanno alla dismissione. Questo incentivo alle imprese serve per il consolidamento di bilancio e sarà riconosciuto in credito di imposta, trasformando le imposte differite. Il valore sarà pari al 5% dei crediti deteriorati conferiti. Basteranno questi dati per difendersi dall’attacco americano ai nostri soldi.

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