Anche la fiducia in Germania in calo e allora?

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Come prevedibile dopo il dato sulla fiducia in calo di ieri in Italia subito diversi commentatori hanno colpevolizzato il governo reo di creare un clima di incertezza. Come se l’incertezza non fosse generata dalla crisi che attanaglia l’Italia da anni a differenza di quasi tutto il resto del mondo che è ripartito più o meno alla grande.  Certo, il fatto di porsi in versione critica e combattiva verso la UE è un atteggiamento nuovo per l’Italia e ha dato corda a una prima onda di speculazione sul BTP e relativo spread in particolare. Ma come scritto ieri  questo calo  deriva di una lettura politica di breve e non dai una view macro di medio termine. I media schierati e timorosi di perdere il contributo pubblico recitano a puntino la loro parte. Ribadisco che il nostro Governo sarà chiamato ad agire con trasparenza e precisione puntigliosa nella costruzione della manovra autunnale e nella realizzazione del programma ma fino a prova contraria non ha ancora veramente agito e quindi ogni valutazione è prematura. Tanto che la stessa Moody’s ha, come ricordato giorni fa, posticipato la pubblicazione del proprio rating sull’Italia  fine settembre. Fermo restando che non sarà il Vangelo è comunque chiaro che prese di posizione agostane sono fuori luogo.

Ora però gli stessi soloni che hanno dato la responsabilità a Conte e C di questo calo di fiducia ci dovrebbero spiegare come mai anche in Germania il dato sulla fiducia è uscito inferiore alle attese 10.5 vs 10,6. Eppure Angela Merkel ,sia pure sostenuta da un governo inusitatamente composito, marcia tranquilla. La “teutonia”  si sta ampiamente mantenendo  nel solco dei dettami UE ,ovvero li travalica con ampi surplus che in ogni caso la UE si guarda bene dal sanzionare troppo presa evidentemente a colpevolizzare e sanzionare l’Italia per la propria produzione agricola e quant’altro possa essere colpito.
E infatti, gli ultimi dati macro produttivi tedeschi  hanno confermato l’ottimo stato di salute dell’economia tedesca sostenuta da esportazioni fiorenti e un apparato produttivo che non ha eguali in Europa. Eppure anche in Germania la fiducia della gente è in calo…vuoi mai che nascosti tra dati complessivi avanzano fenomeni di diseguaglianza se non mancato rispetto dei canoni reddituali adeguati a mantenere un tenore di vita per lo meno sufficiente per tutti i lavoratori?
Sarà nostra cura verificare se sono vere le voci che molte fabbriche tedesche applicano i cosiddetti contratti UE ovvero contratti  sì in euro, ma tarati in valore assoluto sul paese di provenienza del lavoratore. Una nuova forma di società divisa in caste che spiega bene perché la Germania non rinnega i flussi di immigrazione in assoluto ma vuole gestirne in prima persona approcci e visti: sistema ad hoc  per mettere da subito in chiaro regole e meccanismi contrattuali. Oltre che per finalizzare e limitare il flusso alle vere potenzialità di offerta occupazionale. Un modello da imitare? Il dato sulla fiducia ci dice di no!

Dr. Gianluca Braguzzi
CFI Asset Management and Organization WIAM

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