Allarme rosso per il crollo dei tassi di interessi su BTP e titoli di Stato

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La prima domanda del lettore interessato all’argomento è: e adesso che fare? Col passare dei mesi i rendimenti di quest’asset class finanziaria stanno scendendo sempre più. Al punto che il piccolo risparmiatore s’interroga sul da farsi: vendere, tenere, switchare?

Come sempre non esiste un abito adatto per tutte le occasioni. I distinguo, manco a dirlo, si sprecano da caso a caso. Malgrado ciò, entriamo nel cuore di quest’allarme rosso per il crollo dei tassi dI interesse su BTP e titoli di Stato e vediamo qual è la situazione.

Nuove emissioni di titoli di Stato

Per l’emittente, il Tesoro italiano, si tratta di una bella notizia: il costo del debito, infatti, gli si riduce ulteriormente. Si tratta di una tendenza che, ormai, riguarda tutte le scadenze, dalle brevi, alle medie e alle lunghe.

L’ultima conferma la si è avuta a inizio settimana, quando sono stati collocati titoli del debito pubblico a 3, 7 e 30 anni.

Quali sono stati i rendimenti offerti? Spaziano tra lo zero e il niente o quasi, se si tiene conto del tempo dell’investimento e dell’enorme debito dell’emittente.

I rendimenti

Sulla durata più corta, la cedola in asta è stata addirittura azzerata. Record per il Tesoro su questa scadenza, uno shock invece per il piccolo risparmiatore.

E pensare che la domanda di questo titolo (5,24 miliardi di euro) è stata addirittura maggiore al quantitativo offerto (3,75). Al limite dell’assurdo!

I BTP a 7 anni sono, invece, riusciti a fatica a spuntare lo 0,34%. Ossia meno della metà dell’emissione precedente.

Infine, rendimenti “golosi” sono giunti solo per la durata più lunga, e pari all’1,48%. Ma a fronte di un impegno finanziario lungo addirittura trent’anni.

Crolla il rendimento effettivo anche sul decennale

Anche sul mercato secondario, per il BTP decennale, le cose non vanno diversamente. Nell’arco di un solo mese, infatti, i loro rendimenti sono passati dall’1% circa fino al minimo dello 0,68% circa. In pratica hanno ormai sfondato, al ribasso, anche la soglia di rendimento dell’1%.

Eppure non è passato il pericolo pandemia, così come l’economia non dà grandi segni di ripresa. Da dove deriva, dunque, questo crollo dei tassi?

Gli esperti sostengono che il mercato oggi compra perché fiducioso di un prossimo intervento della BCE. Questo per la legge “peggio è, meglio è”: ossia se Covid ed economia prendono una brutta piega, l’Eurotower è costretta a intervenire.

Che fare coi tassi d’interesse crollati a picco?

Riassumendo, la situazione non è rosea sui titoli di Stato. Fino alle scadenze sui 3-4 anni, i rendimenti, in sostanza, sono negativi. Poi si passa in territorio positivo, ma si tratta di decimali irrisori.

Il mezzo punto percentuale di guadagno lordo lo si ha dagli otto anni a salire. Infine, i rendimenti superiori all’1% chiedono in cambio durate lunghissime, occhio e croce dai 15 anni a salire.

Il vero problema è la mancanza di alternative

Si tratta, dunque, di un vero e proprio allarme rosso per il crollo dei tassi d’interesse su BTP e titoli di Stato. E, soprattutto, è abbastanza generalizzato, ossia slegato dalle specifiche scadenze.

Tornando alla domanda iniziale del piccolo risparmiatore, ossia sul da farsi, le ipotesi sul campo non mancano, ma necessitano un profondo vaglio.

Molto spesso il vero problema è, tuttavia, dato dall’individuazione di una valida alternativa. Cioè in cosa investire di alternativo, visto che i nuovi rendimenti sono più bassi di quelli precedenti?

Affronteremo l’argomento a strettissimo giro per valutare delle possibili soluzioni.

Intanto, se gradite comprendere dove stanno andando i mercati, vi suggeriamo la lettura del seguente articolo.

 

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