Addio alla vendita di auto diesel e a benzina dal 2030 in questo Paese

inglese

Domenica il Financial Times (qui al link la notizia) aveva anticipato che in settimana il Primo Ministro inglese, Boris Johnson, ne avrebbe dato la  notizia al Paese.

Il  riferimento è all’addio alla vendita di auto diesel e a benzina dal 2030 in questo Paese. Inizialmente questo stop alle vendite era stato previsto per il 2040, poi a febbraio 2020 era stato anticipato al 2035. Vediamo, tuttavia, di capirne di più in merito.

La svolta green del Regno Unito

In realtà quello che sta avvenendo, in più parti del mondo, è legato alla lotta alle emissioni. C’è poco altro da dire e da fare: o s’implementano seri piani per combattere ogni forma d’inquinamento oppure d’inquinamento si morirà.

Con questa decisione, sarebbero, pertanto, tagliate fuori dai listini vendita tutte le auto che usano combustibili fossili. Mentre il nuovo stop non dovrebbe coinvolgere le auto ibride (uso combinato di energie fossili e propulsione elettrica). Quest’ultime dovrebbero restare in vendita fino al 2035.

Da gennaio 2020 ad oggi, secondo i dati ufficiali, nel Regno Unito si sono vendute auto diesel e a benzina nel 73,6% dei casi. Il restante delle vendite ha visto le auto ibride attestarsi al 20,9% e, infine, quelle ibride al 5,5%.

Cosa comporterà questo addio alla vendita di auto diesel e a benzina?

Al di là del risvolto green che Johnson vuol imprimere al suo Paese, vi sono, tuttavia, una serie di importanti implicazioni economiche da rimarcare. E a dirlo è lo stesso Premier inglese, che ha inserito questa misura all’interno di una rivoluzione industriale verde fatta di dieci punti.

Con questo Piano l’intento è quello di arrivare alle “emissioni zero”, entro il 2050. Ma si punta, altresì, a creare 250.000 posti di lavoro nei prossimi anni nelle industrie legate a tale riconversione.

La decisione, ovviamente, comporterà una serie di rotazioni anche in tema di investimenti. Che si sposteranno verso le aziende votate alla produzione di beni finali non inquinanti. Quindi, o si tratterà di nuove aziende che sorgeranno sulla scia green, oppure dovranno essere le vecchie aziende a riconvertirsi al nuovo paradigma di cose.

Lo stesso dicasi sul fronte finanziario, le cui rotazioni di portafoglio, nel corso degli anni a venire, saranno altrettanto impattanti. Per un attimo, teniamo a mente che anche Danimarca, Olanda e Islanda hanno adottato misure simili a questa del Premier inglese. Mentre la Norvegia ha fissato la conversione green addirittura al 2025.

Quindi, tutto questo vuol dire che i titoli azionari legati al green business, negli  anni a venire saranno quelli attorno ai quali si catalizzeranno gli acquisti. Di tutti i titoli? Ovviamente no, ma solo di quelli che presenteranno: 1) validi fondamentali, 2) un prodotto richiesto dal mercato, e, soprattutto, che risulti 3) vincente sul mercato.

Arriverà anche la stagione dei green bond

Sempre in tema di finanza, il Primo Ministro inglese Johnson ha annunciato che nel 2021 emetterà i primi green bond. Si tratta di speciali titoli del debito pubblico con cui il Governo inglese finanzierà gli incentivi per la riconversione verde del suo Paese.

Anche in Italia molto presto giungeranno i green bond, con cui il MEF finanzierà le misure legate agli interventi di riqualificazione e ristrutturazione edilizia. Ossia i vari Superbonus 110%, Bonus Facciate, Sismabonus, etc.

Infine, non è da escludere, che, prima o poi, una rivoluzione come quella inglese potrebbe essere adottata anche in Italia. Nel frattempo, all’addio alla vendita di auto diesel e a benzina dal 2030 in questo Paese al di là della Manica.

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