Ad un mese dall’invasione russa i mercati tentano una ripresa anche se non tutti ci riescono

mercati azionari

Dopo i primi crolli, particolarmente forti, avvertiti sui mercati all’indomani dell’invasione da parte della Russia del territorio ucraino, si assiste ad un atteggiamento di cauta ripresa. O per lo meno ad un tentativo di assestamento da parte di alcuni mercati. Sì, perchè, almeno a giudicare dall’andamento odierno, non sembra che tutti siano in grado di confermare il segno più.

La debolezza intravista, però, non è stata fonte di timore per tutti. Infatti alcuni analisti avevano evidenziato nei giorni scorsi diverse opportunità di acquisto in settori specifici. In particolare nelle ultime ore da Barclays suggerivano l’acquisto di titoli come Richemont, Lvmh e Kering, tutti riferiti al settore lusso del Vecchio Continente. Un settore che riscuoteva la fiducia degli esperti nonostante il protrarsi degli scontri. Infatti quella che si era prospettata, almeno da quanto evidenziato dagli osservatori internazionali, come una guerra lampo, si sta trasformando in un conflitto logorante e, a tratti, anche confuso. Ad ogni modo, al di là dell’oceano, altri titoli finanziari come American Express Co. vedevano confermato il rating Outperform deciso da Oppenheimer. Da noi, invece, piacciono nomi come Leonardo che riscuote il Buy di Equita.

Ad un mese dall’invasione russa i mercati tentano una ripresa anche se non tutti ci riescono

Per quanto riguarda l’andamento dei mercati internazionali, è innegabile che anche le notizie in arrivo da fonti diplomatiche avranno un certo peso. Infatti fonti di intelligence britannica attribuiscono credito alla voce di un futuro, possibile colpo di Stato in Russia.

Sempre a proposito di Mosca, c’è da registrare la riapertura, seppur parziale della sua Borsa. Durante la sua prima giornata di contrattazione dopo la lunga chiusura, si registra un rialzo del 10%. Rialzo che arriva all’indomani della dichiarazione di Putin secondo cui, dalla prossima settimana, Mosca non accetterà più né dollari né euro come moneta nei pagamenti del gas russo. Unica valuta ammessa: il rublo. Una decisione che se da un lato ha creato scompiglio nella comunità internazionale, dall’altra ha però permesso una minima ripresa della moneta russa sui concorrenti.

Parallelamente, però, ad un mese dall’invasione russa, dal Cremlino arriva anche la notizia di alcune riparazioni ad un oleodotto presente sul Caspio. Si tratterebbe di operazioni che porterebbero al taglio di flussi di materia prima, in questo caso il petrolio, pari ad un milione di barili al giorno.

Ma sullo sfondo serpeggia anche un’altra incognita, quella dell’inflazione. Il caro prezzi supererà ancora per diverso tempo il target fissato dalla Banca centrale europea del 2%. A dirlo è Frank Elderson , membro del Comitato Esecutivo della BCE. Calendario alla mano, le previsioni di Elderson parlano di un 2023 ancora sotto la minaccia di un’inflazione alta, minaccia che poi dovrebbe rientrare entro valori riferibili al 2% solo nel 2024.

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