Azioni da acquistare e vendere con la procedura d’infrazione

Azioni da acquistare e vendere con la procedura d'infrazione

Quali sono le azioni da acquistare e vendere con la procedura d’infrazione?

Azioni: chi vince e chi perde con la procedura per debito eccessivo

L’Italia potrebbe avere il triste primato di essere la prima nazione in Europa a sperimentare le conseguenze di una procedura per debito eccessivo. Si tratta, infatti, di una misura che, sebbene prevista nello statuto Ue e più volte minacciata non solo contro l’italia, non è mai stata effettivamente applicata.

Btp a rischio

Le prime conseguenze si sono avvertite sui titoli di stato con un aumento dei rendimenti su tutte le scadenze. Rendimento che, per il taglio a 5 anni, è arrivato al 2,8% superando quello della Grecia, finora visto come benchmark negativo.  Rialzo anche per lo spread, oltre quota 280 punti. E sono proprio i bond tricolore, insieme al differenziale con il Bund tedesco, le prime vittime illustri della situazione.

Quali sono le azioni da acquistare e vendere con la procedura d’infrazione? Settore bancario KO

Da qui è facile intuire che le azioni maggiormente a rischio per le prossime settimane saranno proprio quelle del comparto bancario. La cartina di tornasole si sta intravedendo proprio in queste ultime ore. I peggiori sul Ftse MIb, infatti, sono, nell’ordine, Unicredit, Banco Bpm e Banco Bper.

Azioni da acquistare e vendere con la procedura d’infrazione: settore Lusso

Chi invece si sta riprendendo è il settore lusso, in rimbalzo, anche sulla scia della nuova apertura di Pechino al dialogo con gli Usa per la soluzione della guerra dei dazi. Altro titolo in ripresa è Juventus, piuttosto volatile e soggetto a voci di mercato per la prossima stagione ed il prossimo allenatore.

Cosa rischia l’Italia?

Secondo la Commissione Ue, l’avvio della procedura contro l’italia è pienamente giustificato dal momento che il distacco dai target prefissati è stato notevole. Necessario, quindi, rimettere i conti in regola con una manovra correttiva. Ma in mancanza di un accordo con il governo italiano, ci si potrebbe trovare di fronte ad una sorta di commissariamento della politica economica e di bilancio che può durare diversi anni. In altre parole una perdita della sovranità economica, seppur parziale, dal momento che il monitoraggio delle autorità europee arriverebbe con cadenza trimestrale o, nel migliore dei casi, semestrale.

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