A quanto ammonta la pensione di un lavoratore part time?

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Il lavoratore che ha scelto o ha dovuto accettare un contratto part time ben sa che la sua pensione ammonta ad una somma inferiore, ma di quanto? Quanto la rinuncia o la mancata possibilità del tempo pieno penalizza il contribuente? In quale misura sarebbe opportuno integrare il trattamento previdenziale con investimenti, piani di accumulo o pensioni integrative? Nell’articolo “Con 20 anni di contributi a quanto ammonta la pensione?” abbiamo dato informazioni a chi non ha una lunga storia contributiva.

Adesso analizziamo il caso specifico della riduzione delle ore lavorative e vediamo a quanto ammonta la pensione di un lavoratore part time. Anzitutto conviene sgomberare il campo da una falsa credenza secondo cui con il part time si allontana sempre più l’età pensionabile. In realtà, gli anni di lavoro part time vengono conteggiati come se fossero full time.

Giunge conferma di quanto detto dall’articolo 8, comma 2 della legge n. 554/1998 che così recita: “Ai fini dell’acquisizione del diritto alla pensione a carico dell’amministrazione interessata e del diritto all’indennità di fine servizio, gli anni di servizio ad orario ridotto sono da considerarsi utili per intero”.

A quanto ammonta la pensione di un lavoratore part time?

Abbiamo chiarito che il lavoratore con contratto part time non è costretto a rimandare il momento di accedere al trattamento previdenziale. Più semplicemente subirà una decurtazione sul rateo mensile tanto maggiore quanto più lungo è il periodo dell’orario ridotto. Ciò perché coma ha percepito uno stipendio più basso, così otterrà un assegno pensionistico inferiore a quello di un lavoratore a tempo pieno.

Da un’indagine che Cgil ha condotto sul ricalcolo contributivo possiamo dedurre l’ammontare della pensione di un lavoratore part time. Poniamo il caso che il contribuente abbia percepito in media uno stipendio pari a 25mila euro. In tal caso, il rateo pensionistico mensile si aggirerà attorno ai 1132 euro lordi che al netto diventano 947 euro. Lo studio Cgil dimostra che il pensionato subisce una perdita pari al 28% nella misura in cui per il ricalcolo si ricorre al sistema contributivo. I margini di perdita sarebbe addirittura maggiori, ovvero pari al 31%, se il lavoratore avesse 64 anni e 35 anni di contribuzione.

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