3 incubi minacciano i soldi di chi possiede BTP e titoli di Stato

inflazione

Gli investimenti in azioni chiedono una maggiore propensione al rischio rispetto alle obbligazioni. Chi sceglie i bond lo fa per sentirsi “più sicuro” e garantirsi rendimento e protezione del capitale.

Ma queste conclusioni sono ancora valide nel 2021, quando ormai da anni le Banche centrali hanno drogato il mercato dei sovereign bond? Infatti 3 incubi minacciano i soldi di chi possiede BTP e titoli di Stato.

Inflazione e tassi d’interesse

Tutto nasce dall’inflazione, cioè l’aumento del costo della vita.

A partire dal rialzo delle materie prime, essa poi si trasmette alle aziende di trasformazione e di intermediazione e giunge intera al consumatore finale. Lungo il percorso non sono pochi i ricarichi subiti. Il risultato è che a maggio l’Istat l’ha stimata all’1,30% e il grafico qui sotto aiuta a comprendere il trend (fonte: Rivaluta).

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Un primo fronte di preoccupazione chiama quindi in causa la difesa del potere d’acquisto dei propri risparmi. Cioè se al rendimento nominale di un bond si tolgono le tasse e il tasso d’inflazione, il rendimento netto è ancora positivo?

Altra causa che potrebbe generare perdite

Le Autorità monetarie si sono affrettate a dire che l’attuale inflazione è un fenomeno temporaneo. Se così non fosse, infatti, bisognerebbe alzare i tassi per raffreddare l’ascesa dei prezzi. E mettendo a rischio la ripresa economica oltre a creare seri problemi alle nuove emissioni obbligazionarie sovrane.

Un rialzo dei tassi è escluso a stretto giro ma è tutto da verificare nel medio termine.

Un aumento di mezzo punto percentuale farebbe crollare del 4,3% le quotazioni di un BTP a 10 anni, mentre il crollo sarebbe del 13,7% nel caso di un BTP a 50 anni. Le perdite sarebbero ancora maggiori nel caso di un rialzo pari all’1%. E stimate pari all’1,6%, all’8,7% e al 27,4% sui BTP con scadenze rispettivamente a 2, 10 e 50 anni.

Teniamo a mente che gli ingenti acquisti di bond da parte delle Banche centrali ne hanno spinto al massimo le quotazioni sul secondario.

Per cui se esse tagliassero gli acquisti di bond e/o alzassero i tassi, un 2° incubo rimanderebbe al crollo dei prezzi dei titoli. Una circostanza che coinvolgerebbe molti investitori in BTP giacché per spuntare rendimenti più alti spesso scelgono scadenze medio-lunghe.

Ricapitolando, 3 incubi minacciano i soldi di chi possiede BTP e titoli di Stato

Infine dobbiamo evidenziare come l’inflazione sia al momento “benigna” (e nei casi di cui al link lo è molto di più), nel senso che essa non ha connotati allarmistici.

L’economia sta semplicemente riprendendo a correre e salgono i prezzi. Gli operatori giustamente premiano le azioni, cioè quelle aziende destinate a generare utili.

Ecco dunque svelato il 3° e più cocente incubo per il risparmiatore in sovereign bond. Scoprire che chi era “più esposto a rischio” in realtà ha cavalcato un ottimo trend ascendente. A quel punto si avrebbe la consapevolezza di aver perso soldi, l’occasione giusta e tanto tempo inutile.

Approfondimento

Il 10% di questo BTP conferma la straordinaria validità di questa strategia operativa.

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