100.000 euro sul conto corrente sono un danno enorme per chi li possiede o per la banca depositaria?

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La lettera di Fineco ai propri clienti ricchi in denaro contante fermo sul c/c ha ormai fatto il giro del web e aperto temi di discussione in ogni direzione. È legittima una simile decisione e chi prenderà le difese dei “poveri” risparmiatori estromessi?

Gli interrogativi non mancano, proviamo a fare un minimo di chiarezza. Chiedendoci, in particolare, se 100.000 euro sul conto corrente sono un danno per chi li possiede o per la banca depositaria.

Le ragioni della banca depositaria

Partiamo dicendo che è quasi impossibile che una banca di simile caratura abbia sbagliato a fare in conti in tasca propria. Leggendo in controluce la lettera che ha inviato ai clienti interessati, le ragioni si possono riassumere nelle seguenti:

a) il costo della liquidità. Viviamo ormai nell’epoca dei tassi di interesse negativi e a una banca i grandi parcheggi di liquidità sterili non convengono. La media mensile dell’Euribor a 1 mese, evidenzia la lettera Fineco, nello scorso febbraio ha toccato il –0,553%. E in Italia non è possibile trasferire ai c/c tassi d’interesse negativi, come invece fanno alcuni grandi istituti bancari all’estero.

Ora, se per esempio si fosse trattato di un’accisa sui carburanti, questa quasi immediatamente si sarebbe trasferita alla colonnina;

b) il mancato bilanciamento in termini di commissioni. Qui ritornano in gioco di nuovo i tassi. Un tempo le banche vivevano di intermediazione di soldi, grazie al differenziale tra tassi attivi e passivi. Oggi le politiche ultraespansive della BCE hanno reso il denaro decisamente abbondante e quasi gratis.

Gli istituti di credito hanno quindi la necessità di guardare altrove e di generare valore dai servizi “accessori”. I quali, data la penuria di guadagni da altri fronti, si sono ben trasformati in “attività core”.

Indirettamente lo dice la stessa lettera Fineco nei punti 2) e 3) della missiva. E precisamente: “assenza di qualsiasi forma di finanziamento (mutuo, prestito personale, etc). […] Assenza di qualsiasi forma di investimento in prodotti di risparmio gestito o amministrati”.

Prima lezione per il risparmiatore: ma 100.000 euro sul conto corrente sono un danno enorme per chi li possiede o per la banca depositaria?

A questo punto il piccolo risparmiatore ha già una prima, grande lezione da copiare e fare propria. L’universo bancario sa benissimo che nulla è per sempre: ciò che faceva guadagnare ieri non è detto sia vincente oggi. E quello che rende nel 2021 forse nel 2031 farà solo perdere denaro.

Invece spesso una costante del piccolo risparmiatore è quella di restare ancorato a vita a un prodotto del passato che gli ha fatto guadagnare.

Tre casi emblematici su tutti: il mattone, i Buoni postali e i BTP. Venti o trenta anni fa rendevano, e anche tanto. Mentre oggi sono più spesso una grande delusione (qualche volta anche perdita) se rapportati al costo e al tempo dell’investimento. Eppure il grosso dei risparmi continua ad affluire sempre in queste direzioni.

Le ragioni del piccolo risparmiatore

Stiamo cercando di capire se 100.000 euro sul conto corrente sono un danno enorme per chi li possiede o per la banca depositaria. Anche ponendoci nei panni del risparmiatore i danni da simili non-scelte (la giacenza infruttifera) sono ingenti.

Ci sono anzitutto 100 euro di costi di gestione del c/c e dell’imposta di bollo. Poi vanno stimati i danni da inflazione. Ipotizzandola pari allo 0,6% annuo (una stima volutamente bassa), sarebbero “almeno” 600 euro bruciati per sempre ogni anno.

Considerando che spesso i saldi di quei c/c vanno ben aldilà dei 100mila euro e che durano per lungo tempo, ecco fioccare migliaia e migliaia di euro di perdite secche.

Il costo-opportunità su 100.000 euro sul conto corrente sono un danno enorme per chi li possiede o per la banca depositaria

Infine c’è il costo opportunità, cioè il costo della prima alternativa a cui si rinuncia solo per il fatto di avere scelto di tenere i soldi fermi.

Anche su questo tema le possibili alternative non mancano e quindi le occasioni di potenziale guadagno a dir poco si sprecano. Si può partire dal quasi free-risk, tipo Buoni postali e BTP da scegliere e ponderare a seconda del tempo dell’investimento. Per il resto poi sono molto simili in termini di grado di rischio e aspettative (con i titoli di Stato più “speculativi”).

Tuttavia, il vero segreto passa per una sana asset allocation dei propri risparmi (magari studiata assieme al consulente finanziario di fiducia). Potrebbe trasformare quel deposito infruttifero in una piccola miniera d’oro. Da cui, alla lettera, estrarre valore, guadagni, piccole rendite, di importi modesti ma costanti nel tempo.

Ad esempio nell’articolo di cui qui il link indichiamo molto bene quali errori non commettere in Borsa nei prossimi anni. Ed illustriamo anche più di una strategia semplice e concreta, oltre che replicabile, per guadagnare veramente nel medio-lungo termine.

Torniamo al quesito di partenza, ossia se 100.000 euro sul conto corrente sono un danno enorme per chi li possiede o per la banca depositaria. Dopo quanto visto, non è affatto azzardato dire che il costo maggiore ricade sul titolare di quel conto. Fermo restando che la scelta-di-non-scegliere (cioè la liquidità infruttifera) è sempre perdente per il sistema nel suo complesso.

Ecco dunque illustrato se 100.000 euro sul conto corrente sono un danno enorme per chi li possiede o per la banca depositaria.

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