Scenari economici e geopolitici delle economie mondiali: quali prospettive?

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Mentre Ue, Ocse, Fmi ed altri enti prospettano una crescita dell’economia prevista sostanzialmente in ripresa, nuove nubi emergono sugli scenari geopolitici ed economici internazionali.

Ma quali sono le proiezioni di queste autorità e in tale contesto, come è vista la situazione italiana?

A fronte di una previsione dell’UE di crescita media dell’eurozona dell’1,7% l’Italia si colloca agli ultimi posti, in tale classifica, attorno all’1,1%.

Causa non ultima viene ricondotta al significativo peso del debito, che tarperebbe le ali a politiche economiche maggiormente incentrate sulla crescita.

Non dissimili le analisi dell’Ocse, che assegna all’Italia un potenziale di crescita attorno all’1 per cento, mentre il Fmi prevede una crescita mondiale attorno al 3,4 per cento, più prudente la stima italiana, prevista allo 0,9, mentre all’ 1,5 si attesta la previsione di crescita europea.

Queste stime, per certi versi prudenziali, sono forse, tuttavia, per certi versi ottimistiche.

Si stanno infatti addensando sulla scena geopolitica ed economica internazionale alcune nubi, alcuni scenari che non depongono a favore della prospettiva di ripresa economica.

I principali:

autarchia USA

prospettive greche

inversione tassi cinese

appiattimento curva tedesca.

Secondo diversi osservatori economici e politici, compreso il ministro delle finanze tedesco, la politica prospettata da Trump, all’insegna di un rinnovato protezionismo economico e di una sostanziale autarchia, non depone certo a favore degli scambi commerciali e della crescita economica.

Qualche segno di rallentamento dell’economia è già evidente nella conformazione della curva dei rendimenti, relativi ai tassi dei titoli di stato USA, con la curva attuale che in parte è stata superata dalla curva di un mese fa, rallentamento evidente anche nella riduzione dello spread tra scadenze diverse.

I mercati, quindi, paiono più pensarla come il ministro tedesco, che come le previsioni di Trump.

Ma anche la Germania, in effetti, non viene confermata in crescita da parte dei mercati finanziari, i quali, a differenza delle proiezioni di alcuni enti, come quelli sopra ricordati, esprimono una visuale diversa tramite la curva dei rendimenti.

E’ infatti evidente l’appiattimento sino ai 3 anni, il che non prelude certo ad una visione di un’economia in fase espansiva.

Anche la Cina presenta prospettive negative, con una curva ormai ribassista, e mentre sulla Grecia non solo la curva dei rendimenti, ma anche dichiarazioni a livello internazionale depongono per una fase di rinnovata contrapposizione tra governo ellenico ed autorità internazionali, foriera di un rinnovato rischio di default.

In sintesi, alle prospettive ancora rialziste sull’economia da parte dei principali enti internazionali, si contrappongono le visioni di un indicatore che quasi mai ha sbagliato, come la curva dei rendimenti, ed alcune tensioni geopolitiche e finanziarie, in particolare tra Europa e Stati Uniti, e relative alla situazione greca.

Ovviamente i mercati possono tener conto o meno di tali aspetti, secondo la propensione ad una certa euforia o ad una maggiore cautela.

Ma cosa deve fare un investitore?

Una volta che alcuni sistemi, come magic box, hanno indicato livelli potenziali target di un’inversione, una delle scelte migliori, da parte mia già suggerita in precedenti analisi, è quella di seguire un segnale di take profit, nel caso le quotazioni fossero andate sotto il livello di target meno una certa percentuale.

Questo significa aggiornare poi il livello di take profit con le chiusure mensili.

Un esempio sullo S & P 500:

arrivate le quotazioni in area target a 2270-2300 ad inizio anno, occorreva monitorare le chiusure mensili, per chi opera in ottica di medio/lungo, provvedendo a liquidare le posizioni in caso di chiusura mensile inferiore al target meno il 5 per cento, o, in caso ad esempio di successiva chiusura mensile superiore al target, ma inferiore a quella del mese precedente.

Ebbene, tale segnale ancora non si è formato, e quindi, pur con alcuni tasselli ribassisti, tra cui proiezioni economiche e potenziali setup, si sarebbe potuto seguire sino in fondo il trend.

I tasselli dell’economia reale faranno sentire prima o poi il loro peso anche sui mercati, basta cogliere i segnali di inversione.

 

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