Scenari economici fra falsi miti e incertezze sul futuro

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A cura di Gian Piero Turletti Autore degli Ebooks: Magic Box e PLT Edizioni Proiezionidiborsa

In questo periodo l’attenzione dei media nazionali e stranieri si sta concentrando sul futuro esito del referendum italiano.

Sembra quasi che da tale evento possa scaturire una definitiva risposta alla risoluzione, o meno, di diversi problemi economici, non ultimo la situazione del nostro sistema bancario.

Ma è proprio così?

Come stanno veramente le cose?

Non è certo mia intenzione entrare nel merito delle diverse posizioni sul referendum.

Va invece rimarcato, a mio avviso, un duplice ordine di problemi in ambito finanziario.

Già in analoghi casi, in passato, si è da parte di certi media, cercata soprattutto un’associazione tra eventi politici e referendari, e trend di mercato.

Ma, come abbiamo visto, le cose sono spesso andate diversamente, rispetto a quel che ci si aspettava.

Si pensi alla brexit ed alle elezioni USA.

Non solo l’esito è stato diverso da quello largamente pronosticato, ma, dopo una breve fase di assestamento, i mercati hanno intrapreso una strada opposta a quella ipotizzata.

Nello specifico, proprio in queste ore si fa un gran parlare dei possibili condizionamenti dell’esito referendario sul nostro sistema bancario, e pare, per certa stampa, che se vince il no, alcune banche siano destinate al fallimento.

Approfondendo un po’ le cose, possiamo dire che non è così.

Immaginiamo per un momento, infatti, che le modifiche costituzionali, che entrerebbero in vigore in caso di vittoria del sì, fossero invece già da sempre presenti nella nostra costituzione.

Questo non agevolerebbe un salvataggio del sistema bancario, e simmetricamente questo non è aggravato dall’attuale testo costituzionale.

Non hanno nulla a che fare con il sistema bancario, infatti, le vicende del Cnel, piuttosto che la ripartizione tra competenze legislative statali e regionali.

Ed anche la diversa composizione del senato e le diverse competenze legislative delle camere.

Il problema, infatti, detto molto semplicemente, è quello di trovare i soldi per far restare in piedi il sistema.

Anche un più snello procedimento legislativo, non risolverebbe il problema, che, semmai, riconduce ai vincoli europei ed ai divieti di intervento pubblico.

Problema che, appunto, non cambia se a votare una legge è solo la camera o anche il senato.

Alcuni, però, sottolineano le ripercussioni di un voto negativo, che metterebbe in difficoltà Renzi.

Ma siamo sicuri che il sistema sarebbe più agevolmente salvato da questo governo, invece che da altro esecutivo?

Negli ultimi tempi, Renzi è entrato diverse volte in polemica con le istituzioni europee, e quindi, non è affatto escluso che un diverso politico potrebbe ottenere dalle istituzioni europee quel che magari queste preferiscono non consentire a Renzi.

Con questo, non esprimo alcun giudizio di merito, ma indico solo alcune circostanze.

E per chi pensasse che un sistema, come dire…maggiormente decisionale, consentirebbe più agevoli salvataggi delle situazioni di crisi, allora vorrei ricordare la vicenda della banca Lehman brothers.

E’ fallita, nonostante il sistema americano sia caratterizzato da meccanismi sicuramente improntati ad un decisionismo molto superiore al nostro.

La realtà è che gli investitori in banche, come il MPS, continueranno ad investire se valuteranno la possibilità di una strada di piena inversione, rispetto all’attuale situazione economica dell’istituto, e questo prescinde in gran parte dall’esito referendario.

Quanto al trend degli indici azionari, non è affatto esclusa una reazione analoga a quella, cui abbiamo assistito con la brexit e con le elezioni USA.

Si pensava ad un trend decisamente negativo, ed invece…..

La stessa cosa potrebbe succedere nel caso di vittoria del no.

Dopo una prima fase, maggiormente improntata ad una reazione emotiva, si potrebbe pensare che la visione era troppo pessimista e che, tutto sommato….

 

 

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