L’euro e l’Europa potrebbero saltare? Scenari di disgregazioni e proiezionidiborsa

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A CURA DI GIAN PIERO TURLETTI

AUTORE DI

MAGIC BOX

PLT

In questo articolo intendo rispondere ad alcuni interrogativi che circolano sempre più spesso, in rete ed off line.

I recenti movimenti antisistema e nazionalistici potranno mettere in crisi l’eurozona?

Le elezioni USA possono condizionare il destino dell’UE?

Le vicende bancarie affosseranno definitivamente i listini, in particolare il nostro?

Quali prospettive per gli investimenti?

Ma procediamo con ordine, andando a comporre un puzzle, che potrebbe sembrare complicato.

Vi dico subito che il risultato di questa analisi è che l’eurozona non si disgregherà, ed anzi, proprio taluni apparenti fattori antieuro contribuiranno al consolidamento dell’attuale situazione.

Partiamo dalle elezioni USA.

Secondo taluni potrebbero condurre ad un sostanziale ritorno a posizioni fortemente protezionistiche, e questo sarebbe un fattore decisamente favorevole alla disgregazione dell’eurozona.

Ma tale scenario tenderebbe ad affermarsi in caso di vittoria di Trump.

In precedenti analisi ho invece evidenziato una molteplicità di fattori, che portano a ritenere più probabile una vittoria della Clinton. E gli attuali sondaggi paiono confermare tale scenario.

Cito a questo proposito un sondaggio aggiornato quasi in tempo reale, che potete consultare a questo link, guardando in alto a destra: http://www.realclearpolitics.com/ Peraltro anche i principali commentatori del recente dibattito televisivo tra i due candidati assegnano la vittoria alla Clinton. Quali conseguenze, se poi effettivamente il palmo della vittoria andasse a lei? Quasi sicuramente verrebbero sconfitte le prospettive protezionistiche, che potrebbero prendere piede se invece vincesse Trump.

Tale prospettiva, quindi, pare allontanare uno scenario di ripresa di posizioni favorevoli al protezionismo economico, negli USA.

Alcuni analisti, invece, ritengono che un elemento fortemente avverso all’UE sia l’affermazione del movimento 5 stelle, in quanto contrario all’euro. Però un recente sondaggio, tra i cittadini di Roma, evidenzia che circa un 3 per cento si dichiara deluso dalla Raggi, e non la rivoterebbe. Sarà anche per una certa caduta d’immagine legata alle vicende romane, comunque negli ultimi tempi si sono accentuate, peraltro, fratture tra diversi esponenti e correnti nei 5 stelle. Con qualche rilievo a livello elettorale nazionale? Sta di fatto che la storia pare insegnarci che l’affermazione di movimenti cosiddetti antisistema, non pare favorire analoghe posizioni, anzi. Proprio la storia di precedenti elezioni tende a dimostrare, a mio modesto avviso, che quando prende vigore un partito nazionalista, o comunque antisistema, gli altri tendono a quelle grandi coalizioni, che anzi in qualche modo consolidano il sistema stesso.

In altri termini, difficile che un movimento, da solo, raggiunga la maggioranza assoluta dei seggi, cioè il 50 per cento più uno, solitamente il quorum richiesto dalle costituzioni per avere la fiducia e governare. In casi di significativa vittoria di un partito antisistema, gli altri cosa fanno? Invece di contrapporsi tra partiti di opposizione e di governo, tendono a coalizzarsi nel formare appunto governi di coalizione, ed i movimenti antisistema restano, quindi, all’opposizione. Un chiaro esempio è dato dalla situazione tedesca, come potete leggere qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Governo_Merkel_III

Peraltro la nascita dell’attuale esecutivo è stata favorita proprio da una vittoria elettorale, nelle ultime politiche, del movimento 5 stelle.

Altro esempio di partiti, normalmente su posizioni antagoniste, che, invece, si sono alleati.

Infatti l’attuale esecutivo si basa su una maggioranza tra componenti di centrosinistra e componenti che facevano parte del centrodestra, in particolare riconducibili ad Alfano, che appunto prima era braccio destro di Berlusconi.

Sul referendum italiano, che secondo taluni potrebbe portare a tensioni politiche, occorre dire che non è visto ora come pro o contro Renzi, ed anche esponenti dell’opposizione interna del PD, tra cui Bersani, dicono che comunque Renzi non deve basare la propria permanenza al governo sui dati del referendum.

Tutti questi elementi tendono a vedere quanto meno sotto una luce maggiormente critica le tesi di disgregazione dell’eurozona, conseguente all’affermazione di movimenti antieuro.

Ma cosa dire delle prospettive più specificamente finanziarie? Analisi con indicatori di tipo forecast, evidenziano come, per quanto riguarda in particolare il Dow Jones, vi sia una forte probabilità di un bottom di medio/lungo periodo attorno ad ottobre, per poi ripartire con un grande rialzo. Prima di una successiva pausa significativa, si potrebbe arrivare anche ad ottobre 2017.

Questo comporta anche una ulteriore conferma di precedenti analisi sulle prospettive dell’oro. Se le azioni salgono, difficile che prevalga una prospettiva rialzista sull’oro, che peraltro, secondo Magic box, non ha ancora raggiunto un bottom di lungo.

Altro elemento di cui si discute spesso è il condizionamento sugli indici, segnatamente sul nostro Ftse mib, del comparto bancario, la cui impostazione ribassista è sotto gli occhi di tutti.

A tale riguardo, vorrei evidenziare un aspetto di cui solitamente ci si dimentica. Il loro peso, cioè il peso del comparto bancario, su diversi indici può essere significativo, ma un indice è soggetto a revisioni periodiche dei titoli che lo compongono. Ad esempio dovrebbe intervenire un cambio di titoli sul ftse mib, ed al posto dei bancari dovrebbero entrare titoli con trend positivo del comparto industriale. Il tutto, comunque, farebbe pensare che se sinora il comparto bancario ha tenuto in ostaggio certi indici, segnatamente il ftse mib, questo cambio di paniere potrebbe invece portare ulteriore benzina ad un potenziale rialzo, previsto proprio da elementi forecast.

 

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