Euro dollaro: prospettive fra tensioni geopolitiche, analisi tecnica e relazioni internazionali

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Questo articolo si propone di chiarire, in una prima parte, a prescindere da motivazioni di analisi ciclica e tecnica, le prospettive future dell’euro dollaro nell’attuale contesto internazionale.

Nella seconda parte dell’articolo esamineremo target e setup temporali alla luce dell’analisi ciclica, di magic box, e di altre teniche.

I più recenti sviluppi della crisi nord coreana evidenziano i progressi tecnologici che, come avevo detto, hanno comportato un cambio di paradigma nell’interpretazione delle minacce del dittatore nord coreano.

La creazione di una bomba H, cosiddetta bomba all’idrogeno, comporta una più elevata capacità offensiva, soprattutto in considerazione dei maggiori danni che può provocare una testata di questo tipo, rispetto alle più tradizionali testate atomiche.

L’ultimo test va in questa direzione.

Il messaggio che sottindente è di una maggiorata capacità nucleare, tale da portare, in caso di conflitto militare, il deterrente atomico ad un livello proporzionato alle capacità offensive del nemico.

Evidentemente, lo scoppio di una guerra coinvolgerebbe l’estremo oriente e gli USA, ed è questa una delle ragioni del significativo deflusso di investimenti da queste aree, con conseguente dirottamento verso l’area europea.

Circostanza che comporta, necessariamente, un trend favorevole all’euro e non al dollaro.

Non vanno comunque dimenticate le motivazioni economiche e politiche che, a prescindere dalle tensioni internazionali, stanno riguardando l’amministrazione Trump.

A parte il problema dell’indebitamento, con conseguente rischio di blocco delle attività pubbliche, in caso di voto negativo da parte del congresso, è ormai noto come la maggior parte degli analisti stia esprimendo riflessioni critiche, del tutto analoghe a quelle che avevo personalmente anticipato, modestamente tra i pochi, ancor prima dell’insediamento del nuovo presidente.

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Cimatti Mario Marco

Avevo infatti evidenziato come i programmi della campagna fossero difficilmente sostenibili, e la cosa curiosa è che ora, andando a leggere interventi di molti, che invece in quel periodo sostenevano la pratica realizzabilità di certe promesse, si scorge come abbiano cambiato opinione.

Anche i recenti dati, deflazionati, relativi ad una presunta crescita economica statunitense, mettono in guardia sulla reale situazione che si va prospettando.

Ma, se vogliamo andare al nocciolo della questione, possiamo dire che tutto riconduce non alla possibilità delle amministrazioni pubbliche di ricorrere all’indebitamento, ma di ripagarlo.

Il sistema statunitense ancora utilizza un meccanismo, da noi abbandonato da tempo, cioè il ricorso sicuro alla banca centrale per l’acquisto dei titoli emessi.

Con il famoso divorzio tra banca d’Italia e tesoro, questo meccanismo in Italia è stato dismesso da tempo, ma cosa succede se poi il governo federale non può onorare il proprio debito?

Evidentemente sono le sorti della stessa Fed a correre i maggiori rischi, a dispetto dei sorrisi di circostanza nell’inconcludente incontro di Jackson Hole, e una situazione di questo tipo non potrebbe che avere ripercussioni su tutto il sistema.

Come se ne esce?

Non certo con un nuovo indebitamento, ma ritornando all’istituto della sovranità monetaria un tempo detenuta dagli stati, non dalle banche, ma non mi dilungo su questo tema, già oggetto di miei storici interventi.

Per tirare le fila di tutto questo discorso, una situazione che non depone certo a favore del dollaro, e tra i principali motivi del deflusso di investimenti.

Ne fa, appunto, le spese il cross del dollaro rispetto ad altre valute.

Se vogliamo proprio mettere i puntini sulle i, e fare i pignoli, almeno in riferimento alla tensioni politiche internazionali, si potrebbe osservare che anche l’Europa potrebbe essere coinvolta.

Vediamo perché.

In caso di attacco militare contro il territorio statunitense, va ricordato che i trattati istitutivi della Nato, ovvero trattato dell’alleanza del nord atlantico, prevedono che questo attacco sia da considerare come portato contro il territorio di tutti gli stati alleati, compresi quindi i membri europei.

Ne conseguirebbe che anche questi stati sarebbero in guerra contro la Corea del nord.

Tuttavia, è più probabile che gli USA, invece di far intervenire armamenti o truppe europei, preferiscano sbrigarsela con i propri alleati nell’area, in particolare Corea del sud e Giappone.

Intanto si stanno confermando alcune previsioni di miei precedenti articoli, in cui ritenevo probabile il ricorso alla guerra elettronica, quale primo step di un conflitto, e le news più recenti stanno confermando.

Se, quindi, anche scoppiasse una guerra, l’Europa, all’atto pratico, difficilmente verrebbe coinvolta in prima persona, e di qui il deflusso di investimenti a favore di quest’area.

Se tutto questo depone a favore di un trend strutturale, di lungo termine, a favore dell’euro dollaro, anche l’analisi ciclica e tecnica pare confermare.

Come da precedenti analisi, in corrispondenza dell’area di potenziale minimo di un ciclo di lungo termine dell’euro dollaro, l’euro ha ripreso forza, arrivando a superare anche alcune soglie di resistenza di un certo rilievo.

Peraltro si è già confermato su barre mensili un pattern di lungo termine rialzista di magic box, che verrebbe negato sotto una trend line dinamica, questo mese passante a 1,15.

Ne derivano le seguenti proiezioni di medio/lungo:

primo target in area 1,31 con primo setup entro febbraio 2018.

Secondo target, in overshooting rialzista, in area 1,3645 con primo setup entro febbraio 2019.

Terzo target, in overshooting rialzista, in area 1,416, entro gennaio 2020.

Dovrebbe comunque trattarsi solo di tappe intermedie, rispetto al target finale di tutto il trend rialzista di lungo, che l’analisi ciclica proietta attorno al 2024.

Anche l’analisi delle serie storiche del dollaro contro un paniere di altre monete evidenzia tale probabile dinamica.

Infine, richiamiamo gli studi condotti tramite il dna ciclico probabilistico, basati con concetto di correlazione statistica, per evidenziare come anche questi confermino le proiezioni sopra indicate.

 

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