Economia, finanza e politica a tutto campo tra ipotesi complottiste e realtà Intervista a Gian Piero Turletti

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Gian Piero Turletti

Componente dello Staff di Proiezionidiborsa è Autore di Magic Box in 7 passi Edizioni Proiezionidiborsa

è un consulente in tema di progettazione e organizzazione aziendale. E’ esperto sia di borsa e analisi finanziarie, che di azienda e di problematiche d’impresa; ha anche conseguito un master di specializzazione in organizzazione aziendale. Si sta occupando di un progetto per rendere disponibile online un servizio di analisi finanziaria. L’autore ha anche collaborato con Eurolira, una delle principali strutture, operative nel settore della consulenza aziendale in Piemonte, Lombardia, Liguria, con particolare attenzione a: problematiche finanziarie, problematiche organizzative, intermediazione creditizia.

 

IERI IMPORTANTI INDICAZIONI ECONOMICHE: RIPRESA ECONOMICA PER GERMANIA E RECESSIONE/STAGNAZIONE PER ITALIA E FRANCIA, LEI COSA NE DEDUCE?

In effetti, il dato italiano non stupisce, considerata anche la componente energetica ed edilizia, e taluni fanno notare come, depurato dalla suddette componenti, in effetti per l’Italia si sarebbe presentato un dato positivo.

Ma io credo siano inutili le polemiche al riguardo.

Il segnale che va colto è che pesa l’eredità di un’unione monetaria da cui qualcuno ha tratto soprattutto vantaggi, come la Germania, mentre altri sicuramente ne hanno avuti di meno e, forse, hanno avuto più svantaggi che vantaggi, come l’Italia.

Il tutto chiaramente condito da un’unione tra paesi troppo diversi tra di loro.

QUALI ALTERNATIVE, QUINDI, CONSIDERANDO ANCHE LA PROSPETTIVA DELLE ELEZIONI EUROPEE?

A me pare, francamente, che queste elezioni siano sopravvalutate.

Gli elettori che si recheranno alle urne, infatti, dovrebbero sapere quali reali poteri abbia il parlamento europeo, ma è appunto questo il vero problema: il parlamento non ha i poteri che erroneamente molti gli attribuiscono, compreso il mancato potere di decidere sul futuro dell’unione.

QUALCUNO, IN PARTICOLARE GRILLO, SEMBRA VOLERSI IMPORRE PER ANDARE A DIRE ALLA MERKEL CHE SI DEVE CAMBIARE

E a questo riguardo, appunto, esistono molti miti e poche realtà.

Intanto, i mancati poteri del parlamento. Peraltro anche parlare con la Merkel non servirebbe, soprattutto per due motivi.

Non è la Germania a poter stabilire se un paese possa o meno restare nell’eurozona.

Questo è stabilito da patti internazionali e, quindi, quanto meno si richiederebbe il consenso del paese interessato.

Inoltre manca una consapevolezza storica sulle posizioni programmatiche e politiche della democrazia cristiana tedesca, su cui già sono tornato altre volte, ma che pare opportuno richiamare.

Qualcuno ricorda la figura di Kohl?

In realtà l’unione monetaria con tutti dentro era una visione di Kohl, inizialmente, non della Merkel o dell’attuale ministro delle finanze tedesco.

La Merkel, in cuor suo, ha sempre preferito la cosiddetta opzione a due velocità, cioè un’unione di paesi del nord e centro Europa, con un loro euro, soprannominato neuro, ed al limite un’altra unione monetaria degli altri paesi, con un cosiddetto euro del sud, soprannominato seuro.

Se, quindi, si proponesse alla Merkel di far uscire paesi come l’Italia, essa probabilmente sarebbe concorde.

MA QUALI REALI PROSPETTIVE ECONOMICHE SI APRONO, COMUNQUE, PER IL FUTURO DEL NOSTRO PAESE?

Dipende molto dalle scelte di politica economica che si prenderanno.

Personalmente, non credo che una ripresa consistente ed effettiva passi semplicemente da un incremento dei consumi, favoriti da parziali forme di defiscalizzazione, come gli 80 euro in busta paga, o quanto meno questo ci insegnano passate esperienze.

Occorre puntare semmai su un massiccio ritorno degli investimenti, storicamente poco attratti dalle tipiche disfunzioni italiane, e questo richiede non solo riforme di sistema, ma anche un diverso ruolo delle politiche monetarie, praticamente compresse dalle normative dell’eurozona.

In altri termini, le riforme non vanno fatte solo in Italia, ma occorre una rivisitazione profonda dei trattati europei.

IERI I MERCATI AZIONARI HANNO AVUTO UNA PENSATE REAZIONE AI DATI NON POSITIVI. E’ CAMBIATO IL QUADRO STRUTTURALE DI RIFERIMENTO?

Al momento direi che, tecnicamente parlando, si è trattato solo di uno stormir di fronde.

Come sottolineato anche in altre occasioni, non bisogna lasciarsi condizionare da fattori esterni ai modelli di analisi utilizzati.

Consideriamo, ad esempio, i principali mercati azionari alla luce di Magic box.

Tra i mercati che hanno reagito maggiormente alle news negative il nostro Ftse mib, il quale, però, ad oggi ha dato una piena conferma di tenuta del supporto dinamico di medio.

Sembrerebbe, quindi, che vi sia stata più un’occasione di acquisto, che altro, quanto meno fino alla tenuta di tale riferimento supportivo.

Se poi analizziamo altri principali indici, come S&P 500, Dax o Eurostoxx, neppure si è verificato un interessamento delle aree supportive di medio termine.

MA E’ COMUNQUE INTERVENUTO UN IMPROVVISO RITRACCIAMENTO DEL BTP FUTURE.

Tale ritracciamento rispondeva anche a logiche di setup, come da parte mia previsto nella precedente intervista, ed al riguardo avevo sottolineato l’importanza della tenuta di area 123 per il medio termine, come puntualmente verificatosi.

COMPRENDIAMO PERFETTAMENTE CHE SI TRATTA DI UNA MATERIA DELICATA E DI DIFFICILE INTERPRETAZIONE, MA NON POSSIAMO ESIMERCI DA UNA DOMANDA AL RIGUARDO: COSA PENSA DELLE VOCI DI COMPLOTTO EUROPEO A DANNO DI BERLUSCONI?

A questo riguardo, occorre fare un po’ di chiarezza storica.

Su molti temi italiani, compreso il rapimento di Moro, si è sempre detto tutto ed il contrario di tutto, ma intanto va ricordata l’incoerenza di coloro che, all’epoca, avevano invocato l’intervento europeo in chiave antiberlusconiana e, in questi giorni, gridano al complotto in relazione alle rivelazioni dell’ex segretario del tesoro USA, Geithner.

Va ricordato che nell’estate di quell’anno intervenne un pesante attacco speculativo contro i BTP, e che l’esecutivo, in particolare per volere dell’allora ministro Tremonti, iniziò ad introdurre, contrariamente ai propositi di politica liberale cui si richamava inizialmente, da un punto di vista programmatico, lo stesso esecutivo, misure di incremento fiscale sulle rendite finanziarie, per tentare un recupero di credibilità internazionale.

Già allora, ed in particolare dopo la caduta, nei mesi successivi, del quarto esecutivo Berlusconi, si generarono pesanti polemiche.

In effetti,va ricordato che esistono diverse ipotesi complottiste al riguardo.

Non ultima, la tesi che i primi che avrebbero voluto disfarsi di Berlusconi sarebbero stati proprio gli USA, visti anche i rapporti di amicizia tra Berlusconi e Putin.

Addirittura c’è chi sostiene che gli USA avrebbero voluto, prima della discesa in campo di Berlusconi, favorire un golpe in Italia, ma poi la sua discesa in campo avrebbe scompigliato le carte.

Sinceramente, devo dire che non ho mai creduto ad ipotesi degli USA contrapposti a Berlusconi, e non solo per via dell’amicizia, all’epoca, tra Berlusconi e Bush.

Oggettivamente, l’anticomunismo berlusconiano era anche corrispondente ad interessi statunitensi, e peraltro Berlusconi era legato a diversi interessi economici negli USA, i quali, quindi, non si comprende che interesse avrebbero avuto per farlo dimettere, anzi.

Le rivelazioni di Geithner, vanno quindi, intanto, in questa direzione, cioè paiono smentire interessi statunitensi in funzione antiberlusconiana.

Semmai vanno nel senso di ricondurre in sede europea, e più precisamente tedesca, certe ipotesi di complotti antiberlusconiani.

Non bisogna dimenticare poi che esisteva una certa dialettica di rapporti non proprio positiva tra Italia, da un lato, e Germania e Francia dall’altro, e furono alcune banche tedesche ad iniziare ondate di vendita contro i titoli di stato italiani.

Non esistono, quindi, probabilmente, certezze assolute che le cose andarono come riferite da Geithner, ma esistono comunque indizi non indifferenti in tale direzione.

 

 

 
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