Creval da inizio ottobre perde il 60%. Siamo arrivati al capolinea o c’è ancora spazio per scendere?

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Il Credito Valtellinese (Creval) da inizio ottobre ha perso oltre il 60% rompendo anche l’importantissimo supporto in area 2.2219€.

A questo punto o si immaginano recuperi prodigiosi dell’ex supporto ora resistenza, oppure la discesa non potrà che continuare fino in area 0.481€. Potenzialmente, quindi, c’è spazio per un’ulteriore discesa di circa il -70% rispetto alle quotazioni attuali.

 

News: Fonte MilanoFinanza

Banca Imi ha tagliato il rating sul titolo Credito Valtellinese  (Creval ) da buy a hold, abbassando il prezzo obiettivo di quasi il 60% da 4,1 a 1,6 euro. L’istituto di credito ha presentato il suo piano industriale per il periodo 2018-20, al cui interno è previsto un aumento di capitale di 700 milioni di euro finalizzato a ridurre la rischiosità del portafoglio prestiti e rafforzare la base patrimoniale. Il piano mira a ridurre, per il 2020, l’Npe ratio lordo al 9,6% (partendo dal 21,1% di settembre 2017) e ad aumentare l’indice di solidità Cet1 all’11,5% nel 2020 (dal 9,2% di settembre). Dal punto di vista operativo, Creval  prevede la cessione di oltre la metà dei crediti deteriorati attualmente iscritti a bilancio (per un importo di 2,18 miliardi) soprattutto nel corso del prossimo anno, migliorando contestualmente la qualità dei propri asset.

Secondo gli analisti di Imi, oltre ai caratteristici rischi legati all’attività bancaria (come l’evoluzione dell’economia e del tasso di interesse, della concorrenza e le eventuali modifiche normative), il rischio dato dall’esecuzione del business plan di Creval  è molto elevato, considerando la dimensione dell’iniezione di capitale necessario per completare il piano. “Condividiamo l’obiettivo di de-risking comunicato dal management”, hanno affermato gli analisti, “ma consideriamo piuttosto ambizioso l’obiettivo di Creval  di passare in soli tre anni dal gruppo delle banche peggiori, in termini di qualità degli asset, al gruppo delle migliori”. Per gli analisti tale operazione richiede un piano di capitalizzazione piuttosto consistente, con un aumento di capitale pianificato pari a 4 volte il capitale di mercato corrente. “Con un CET1 all’11,5% al termine dell’orizzonte temporale previsto dal piano c’è poco margine per gli errori”, hanno proseguito gli esperti di Imi, “e pensiamo che la convalida dei modelli interni per la misurazione dei requisiti patrimoniali, non considerata all’interno del piano aziendale ma prevista dal management per il 2018, sia troppo incerta in termini di tempi e dimensioni”. Gli analisti giudicano quindi piuttosto stimolante il piano di de-risking presentato dal management, considerando che prevede la cessione di metà del portafoglio dei “non performing exposure” in un anno e un significativo miglioramento del tasso di default e del tasso di recupero del portafoglio rimanente.

Rispetto al piano industriale Banca Imi mantiene una posizione più prudente in particolare su tre fronti: sul margine da interesse, in quanto assume un’evoluzione più regolare dei tassi; sulle coperture relative alle perdite, poiché incorpora un costo del rischio atteso per il 2020 pari a 83 punti base, contro i 64 previsti nel piano aziendale; sulle cessioni di asset, non incluse nella previsioni di Imi.

“Valutiamo Creval  884 milioni di euro in seguito all’aumento di capitale”, hanno concluso gli esperti, “corrispondenti a un valore del multiplo price/tangible book value di 0,6 volte atteso per il 2018. Inoltre, al netto dell’aumento di capitale di 700 milioni di euro, portiamo il nostro prezzo obiettivo sul titolo a 1,66 euro per azione, e per questo modifichiamo il nostro rating da buy a hold”.

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