Come evolverà la situazione italiana? L’Italia è alla fine del tunnel?

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Italia tra prospettive economiche ed incertezze politiche ed istituzionali.
L’Italia è alla fine del tunnel? Cosa manca per portarci ad essere un’economia in forte ripresa?
Draghi il prossimo Presidente del Consiglio?

Uno degli indicatori che, a prescindere dalle statistiche ufficiali, meglio esprimono la situazione economica di un paese, è, come abbiamo detto diverse volte, la curva dei tassi.

La curva, in netta ripresa sulle scadenze medio lunghe, ha peraltro accentuato la propria inclinazione, rispetto ad un anno fa, a dimostrare che i mercati scommettono su una solida ripresa.

Dipendente da cosa, si domandano alcuni?

A parte l’efficacia di tale indicatore anche sul trend di medio/lungo delle borse, e non a caso si era anticipata, in alcune analisi, una forza maggiore del nostro Ftse Mib, va anche detto che uno dei maggiori fardelli, che sinora hanno ostacolato il nostro Paese sulla via di una più sostenibile ripresa, è il debito pubblico che, nonostante gli incrementi degli ultimi anni, è tuttavia previsto in discesa, anche a fronte di una serie di riforme e di politiche che hanno valorizzato la crescita economica, sostenendo in tal modo anche i titoli di stato.

Una buona notizia, quindi, sostenuta dai fatti, non solo dagli organi d’informazione politici.

Peraltro non è tanto importante che vi sia ancora un’impennata del debito, se poi la sua curva diviene fondamentalmente discendente, e sicuramente questi due fattori, crescita economica maggiore e debito pubblico in calo, potranno contribuire a far uscire l’Italia da una stagnazione ormai di lungo corso.

In tal senso, non va dimenticata una serie di modifiche potenzialmente in grado di accelerare tale processo, ma limitate o impedite da vincoli europei, come una riforma all’ attuale normativa finanziaria, incentrata su emissione di nuova massa monetaria non attivabile solo tramite la BCE, ma ricompresa in una rinnovata sovranità monetaria non correlata ad emissione di titoli.

In altri termini, almeno una parte dei rimborsi del debito potrebbe essere consentita stampando denaro che, essendo non più legato a convertibilità aurea, ma il cui valore dipende invece dal controvalore dei beni e servizi prodotti da un paese, non creerebbe inflazione, se la nuova massa monetaria crescesse in misura pari al pil.

Altre riforme da non rinviare sarebbero poi quelle relative alla giustizia, settore che vede ancora troppe incertezze, e ragione non ultima della scelta di molti imprenditori di non investire in Italia.

Processi decisionali troppo lunghi, eccessiva discrezionalità dei magistrati giudicanti nell’interpretazione ed applicazione delle normative, rendono difficile anche solo la formulazione di fattispecie contrattuali tra le parti, in grado di garantire effettivamente le posizioni giuridiche, teoricamente scaturenti da siffatti atti.

Motivo per cui solitamente molti preferiscono ricorrere a forme di arbitrato, invece che alle aule di giustizia.

Ma cosa potrebbe succedere alle prossime elezioni?

Fattore non indifferente per molti osservatori, visto anche quello che è successo ieri in Germania dove, pur venendo confermata per la quarta volta, la cancelliera Merkel non ha la certezza di poter formare un esecutivo, a seguito del calo dei due più importanti partiti della sua pregressa maggioranza.

Tutto sommato, molto probabilmente i mercati prediligono una colazione ampia, attorno alla formula che si è consolidata in questa legislatura anche in Italia, ancorata ad una coalizione tra PD renziano e centro destra ex berlusconiano.

Una coalizione che ruoti, quindi, intorno ad un baricentro sostanzialmente centrista, come l’attuale.

Altri hanno possibilità di divenire premier?

Ed in particolare Draghi o altro tecnico?

C’è da augurarsi di no, perché sarebbe un’investitura molto probabilmente condizionata da una grave situazione, precipitata improvvisamente, come quella che portò Monti a salire i gradini prima del Quirinale, poi di palazzo Chigi.

O legata, come pare prospettarsi, come dicevo, in Germania, all’impossibilità di formare una tradizionale maggioranza politica.

Ma questo evento sarebbe grave soprattutto economicamente, visti i palesi errori commessi da un premier come Monti, le cui teorie economiche, improntate ad una concezione meramente rigorista della politica economica, hanno dimostrato di essere fallaci, e valide, tutt’al più, per avere qualcosa da insegnare, anche se contraddetto dalla realtà dei fatti.

E un Draghi difficilmente potrebbe discostarsene, visto che il ruolo primario di un suo esecutivo probabilmente sarebbe quello di sostenere il debito non tanto tramite una crescita dell’economia, ma con provvedimenti più direttamente rivolti ai flussi da incassare, da cui il rischio di deprimere un’economia in fase di ripartenza.

Altro non resterebbe, alle forze politiche, che rieditare la formula delle larghe intese, leggesi Renzi-Alfano, già sperimentata nell’attuale legislatura, e rievocante la grosse coalition alla tedesca, anche se pare che anche in Germania ormai vi sia un ripensamento sulla medesima da parte SPD.

Non ci resta che augurarci un consolidamento ed una politica, per il nostro paese, lontana da teorie economiche che hanno fatto solo la fortuna di qualche docente (leggesi Monti), improntata invece ad una rottura con vecchie politiche stagnanti e conservatorismi paludati e imbalsamenti in stile prima repubblica.

Pare che chi dentro il PD non fosse concorde se ne sia già allontanato.

Non è il caso di ripescare quanto di più inconcludente ha saputo produrre la prima repubblica.

E, come disse un italiano famoso, forse è bene che l’Italia di lor non si curi, ma guardi e passi, per raccogliere solo quel che di innovativo è stato fatto negli ultimi anni.

Coalizioni basate su avventure con fuoriusciti piddini rischierebbero, nuovamente, di rigettare l’Italia nell’inconcludenza politica che ha conosciuto per molto tempo, sino a rischi di disastri, come quelli che dovette affrontare il governo Amato, e che diedero vita a contrasti come quello delle “comari”, tra Formica e Andreatta.

Peraltro, a dimostrazione di quanto indicavo prima a proposito della necessità di una nuova politica monetaria, non dimentichiamoci che fu proprio il divorzio tra tesoro e banca d’Italia a far impennare l’indebitamento pubblico italiano.

Auguriamoci che valga pur sempre il detto historia docet.

E, quanto a maggioranze inconcludenti, in stile prima repubblica, con ripescaggio di ex pd gioiosamente fuoriusciti, meglio evitare.

L’Italia ha già dato.

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Secondo me con i metodi di Gian Piero Turletti si può avere sia una visione anticipata di quello che poi capiterà sui mercati, sia segnali trend following, di conferma, desunti dai metodi stessi.
Cimatti Mario Marco

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