Bca Carige: l’offerta “equa” agli obbligazionisti servirà a ridare fiducia al titolo e a prendere una decisa direzione?

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Di Banca Carige ci siamo occupati più volte in passato (Bca Carige: continua l’agonia. Quali sono i livelli di svolta che vanno monitorati?, Il nuovo piano che prevede un aumento di capitale non aiuta Banca Carige), quando scrivevamo

Da ormai inizio luglio il titolo si muove nell’intervallo 0.2243-0.26577€ e il contatto con questi estremi determina con precisione millimetrica inversioni di breve termine.

A questo punto solo la rottura di uno dei due livelli darà direzionalità al titolo.

Restiamo, quindi, sempre in attesa di questo break out di uno dei due livelli che porterebbe forte direzionalità alle quotazioni.

 

Le News_Fonte MilanoFinanza

Banca Carige  volta l’ultima pagina di una storia travagliata per mettersi definitivamente in sicurezza. Così l’amministratore delegato dell’istituto di credito genovese, Paolo Fiorentino, all’assemblea ordinaria e straordinaria degli azionisti chiamata a decidere sull’aumento di capitale da 560 milioni di euro di cui una tranche fino a 60 milioni riservata ai detentori di bond subordinati. In sala sono presenti 312 azionisti per il 31,72% del capitale. Dalla lettura del libro soci Malacalza Investimenti risulta detenere il 17,588% del capitale della banca e Volpi il 6,001%.

L’assemblea ordinaria ha approvato a maggioranza (99,227% dei voti favorevoli) il primo punto all’ordine del giorno, ossia la riapprovazione del bilancio 2013. Un socio ha chiesto come mai, dopo la rettifica del bilancio 2013 chiesta dalla Consob, non siano stati rettificati anche i bilanci successivi. Il presidente, Giuseppe Tesauro, ha spiegato che “la rettifica ha matrice meramente informativa” per cui questa “non produce nessuna variazione nei saldi dell’esercizio 2013 né in quelli successivi”.

Invece, la proposta presentata da Compania Financiera Lonestar, società che fa capo al secondo azionista di Banca Carige , Gabriele Volpi, relativa alla conferma della nomina degli amministratori Francesca Balzani, Giacomo Fenoglio, Paolo Fiorentino, Stefano Lunardi, Luisa Marina Pasotti e Ilaria Queirolo come consiglieri già cooptati in seno al cda, è passata col voto favorevole di 260.065.180 azioni che corrisponde al 98,395% del capitale presente in aula. La nomina degli amministratori ha chiuso la parte ordinaria dell’assemblea.

L’assise arriva il giorno dopo il via libera della Banca centrale europea alla realizzazione della manovra complessiva di rafforzamento patrimoniale del gruppo prevista dal nuovo piano strategico 2017-2020. Una manovra che si regge su tre pilastri: l’operazione di ottimizzazione del passivo, la cosiddetta Liability Management Exercise (Lme) di scambio di bond subordinati, l’aumento di capitale e la cessione di asset.

Il successo di ciascuna di queste operazioni risulta essenziale per il conseguimento degli obiettivi strategici del piano. La Lme riguarda subordinati per complessivi 510 milioni nominali. Da quest’ultima e dalla cessione di asset (immobili, la società di credito al consumo Creditis, la piattaforma Npl e il business del merchant/acquiring) la banca si attende un beneficio complessivo di circa 480 milioni.

Se l’operazione di rafforzamento patrimoniale andrà in porto “saremmo la prima banca in Europa a rimettersi in piedi contando solo sulle proprie forze”, ha continuato Fiorentino, ricordando che al termine dell’assemblea è in programma un cda per mettere a punto l’avvio della conversione dei bond da parte dei grandi obbligazionisti (tra questi Intesa Sanpaolo , Generali  e Unipol ).

“L’offerta sui bond”, ha puntualizzato il ceo, “potrebbe partire domani, ma aspettiamo cosa decidono i soci”. Comunque, ha assicurato, “faremo agli obbligazionisti un’offerta fair che non può prescindere dal contesto” in cui vive la banca. In ogni caso la conversione dei bond obbligatoria “dovrà essere sancita dal cda”. La clausola di consent solicitation permette, infatti, all’istituto di avvalersi di una conversione obbligatoria dei bond subordinati oggetto dell’operazione di Lme.

Per far passare la conversione obbligatoria, ha specificato di recente la banca, serve la maggioranza qualificata delle assemblee dei detentori di bond. La banca lancerà un’operazione rivolta a tutti i portatori dei titoli subordinati tramite convocazione delle assemblee degli obbligazionisti al fine di deliberare, con le maggioranze qualificate richieste, lo squeeze out.

Fiorentino si è poi augurato che nell’assemblea “si condivida la chiarezza con cui stiamo gestendo la banca. Spero che i soci la condividano così come mi auguro che condividano il programma di rafforzamento patrimoniale in cui credo fortemente”. Quindi Banca Carige  può farcela da sola. “Stiamo comunicando con estrema trasparenza quali sono le condizioni di partenza, che evidentemente sono molto critiche. Ma con altrettanta chiarezza abbiamo fatto capire che la posizione di arrivo aprirà un orizzonte completamente diverso”, ha aggiunto l’ad che vorrebbe scrivere con gli azionisti “una pagina un po’ storica, di rinnovamento definitivo, per riportare Carige  non solo agli antichi splendori ma soprattutto da dove è partita, quindi sul territorio, sui clienti, sulle famiglie, sulla piccola impresa, che sono il nostro mercato di riferimento”.

E il principale azionista dell’istituto ligure, Vittorio Malacalza, ha ricordato di aver difeso fin dal primo momento il diritto dei soci, “che hanno camminato e sofferto con la banca”, di fare l’aumento di capitale. “Il piccolo azionista ha il diritto di dirmi: la banca ha stufato, non sottoscrivo più azioni oppure vado avanti. Ci sono il 55% di piccoli azionisti e il 30% di azionisti rilevanti e tu dici a questi signori: no, voi non potete fare l’aumento?”, ha detto.

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